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Lady Zapata: “Napoli? città e popolo unico…”

Redazione

Lady Zapata racconta: ”Il mio Duvan cuore d”oro”...

Il piccolo Dayton al suo fianco (Dantzel, la maggiore, è a scuola) e mille appunti sul tavolo. Righe che un domani vorrebbe rappresentassero un sogno per molti bambini: "Meglio 'opportunità', dà l'idea di concretezza". Sa che i loro desideri possono realizzarsi attraverso un'idea nel cuore da anni, da qualche mese realtà nella sua Cali: "Si parte da una scuola-calcio, ma arriveremo alla gente in tanti modi". Gli occhi di Diana brillano quando parla della "Fundación Zapata", lanciata nel novembre 2018 con Duvan, marito e compagno di viaggio: "Dalla Colombia all'Italia, sempre insieme". Lei, splendida 29enne con una laurea in psicologia, ci apre le porte di casa per raccontarci un "gigante dall'animo buono". "Signora Zapata, quindi", neanche il tempo di concludere: "Preferisco usare il mio cognome, è una forma di rispetto verso mio padre".

Ok, signora Montaño. Diana, quanti appunti sul tavolo.

"Per paura di non ricordare tutto (sorride, ndr). La Fondazione è nata da poco, ma dietro c'è un biennio di attività. Nell'organigramma 8 persone, con Duvan puntiamo ad avere più collaborazioni possibili. L'obiettivo è garantire un futuro a questi bimbi".

Il cognome "Zapata" aiuta.

"È un mezzo. Lui è entusiasta, ma si sente in 'debito' per ciò che gli ha donato il calcio. Per questo vuole offrire al proprio Paese un qualcosa che possa essere importante nel tempo".

Parlando di calcio, invece, la Colombia gli ha ridato una maglia speciale.

"Il passato è il passato, ciò che conta è che sia tornato in Nazionale. È un premio per il rendimento con l'Atalanta. Ne è molto orgoglioso".

All'inizio, con la Dea, non fu semplice.

"Arrivava a casa distrutto e non voleva uscire, anche se non ha mai pensato di cambiare squadra. Oggi va a mille all'ora, ma sono schietta se gioca male". Guerriero in campo, timido fuori: può andare?

"Fatica a esternare i sentimenti, ma dà tutto per gli altri. Per Dantzel e Dayton è un eroe. E magari io passo per la 'strega cattiva', quella delle regole, ma fa parte del gioco".

Magari è pure romantico.

"Tanti piccoli gesti ogni giorno: prepara la colazione, mette i bimbi a letto, li fa addormentare. Quando tocca a me, invece, lui sistema la cucina se non c'è la Champions".

Insomma, l'uomo perfetto.

"A volte è un furbetto. Esempio: non va dal parrucchiere, vuole che sia io a curargli il look. E alle 22, quanta voglia posso avere? Quindi sistema le lenzuola, mi porta un tè, fa il tenero e poi: 'Ecco Amore. Ora i capelli?'. È la sua strategia".

Come vi siete conosciuti?

"Siamo insieme da 8 anni, ci presentò un amico in comune a Cali quando giocava in Argentina. Non ho mai seguito il calcio, rischiò quando disse: 'Sai chi sono io?'. Risposta: 'Allora, ciao!'. Poi cambiò approccio e funzionò. Fidanzamento e gravidanza, ma restai in Colombia. Volevo terminare gli studi, in un anno vide nostra figlia 4-5 volte".

Poi ecco Napoli.

"La prima volta lontano dal mio Paese: cultura, lingua, il valore dei soldi Tutto nuovo, ma andò bene. Città e popolo unico. Vivevamo a Posillipo, una meraviglia".

Come il Friuli e la Liguria.

"Amo Udine. Lì conoscemmo Alessandro Pomarè, nostro testimone di nozze. Tutto splendido, come a Genova".

Infine, Bergamo.

"Qui, all'inizio, sono un po' diffidenti. Poi ti danno l'anima. Ci siamo totalmente inseriti, un'emozione questo entusiasmo attorno a noi".

Ha citato il denaro: i calciatori sono dei privilegiati.

"Ho accanto una persona sotto i riflettori. Non vesto sempre firmato, ma talvolta devo adattarmi. Detto ciò, i soldi sono importanti. Zero sprechi, dobbiamo pensare al futuro".

Se le dico "razzismo"?

"Esiste ovunque, servono tolleranza e rispetto. Per fortuna nessun episodio ci ha toccato, l'Italia è un Paese stupendo". Allora i tifosi atalantini possono stare tranquilli? "Si riferisce al mercato? Qui siamo felici, ma non entrerò nel merito delle sue scelte". Macchina del tempo, avanti di 10 anni: gli Zapata saranno.. "In Colombia o negli Stati Uniti, con mio marito allenatore nella Fondazione". Gazzetta.