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Cari lettori di CalcioNapoli1926.it benvenuti nuovamente nella rubrica “THE WINNER IS”, quella che ha la scopo di decretare il “vincitore” della partita in base ad una serie di parametri molto variegati quali l’intelligenza, la bravura, il carattere, la tecnica, l’etica ma ci sarà anche spazio, lì quando ci sarà poco da gioire per la satira e l'ironia.
Non è stata una prestazione, quella del Napoli contro il Cagliari, una delle più brillanti della stagione. Se anzi si considera il dato sui tiri nello specchio della porta è a dir poco preoccupante: gli azzurri chiudono il primo tempo senza nessun tiro in porta. Questo accadde solo il 18 Agosto contro la Lazio, lì si attesero proprio 45' minuti di gioco per vedere Arkadiusz Milik tirare.
Per il resto, gli azzurri aspettano di andar sotto per movimentarsi. Uno su tutti pare scatenato più che mai: Dries Mertens. Il belga pare fare tutto da solo: emblematico di questo suo creare a sbafo è quando riceve palla, fa un tacco per servire... sé stesso! E' un autoassist per poi imbucare Milik che la spara fuori.
E' proprio Ciro ad accorciare le distanze e trovare l'1-1 al minuto 85': non vuole arrendersi. Così la squadra lo segue, viene trascinata dalla trazione anteriore del Napoli e anche il terzino algerino inizia a ricordarsi i bei tempi andati di quando ogni cross era un gol.
Ghoulam ci mette lo zampino sul primo gol di testa del 14, così come ci mette il suo nel cross da cui nasceranno molte polemiche nel post partita. A metterci lo zampino, anzi la zampa, è Cacciatore: questa volta però pare più preda che cacciatore.
Dopo 2' minuti di gioco trascorsi da quell'intervento, Mariani al VAR richiama il direttore di gara per rivedere l'episodio: dopo una serie di replay l'arbitro è convinto, è rigore!
Sul dischetto ci andrà Lorenzo Insigne e probabilmente ogni tifoso dentro di sé trema: ci andò anche contro la Juventus e tutti sanno come finì.
Questa partita non aveva la valenza di quella contro i bianconeri ma le polemiche da un po' di settimane a questa parte fanno il loro peso. La fascia sul braccio anche, pare stringere più del solito. Nella mente passano idee contrastanti: Raiola, Ancelotti, De Laurentiis, rinnovo, andar via, restare, il rapporto con i tifosi.
La mente di Lorenzo è un groviglio e le emozioni salgono: il cuore va più veloce, il sangue pompa più velocemente nelle vene. E' il momento, è arrivata la resa dei conti.
Lorenzo però è granitico, si asciuga il sudore sulla fronte prima di calciare. Sa che la partita è praticamente terminata, manca soltanto il fischio per calciare quel rigore e poi sarà finita.
Lorenzo allora va sicuro e tira, non come di consuetudine a sinistra (dove si getta Cragno) ma quasi al centro e spiazza il portiere sardo: è gol.
L'esultanza è la ciliegina sulla torta: Lorenzo aspettava soltanto questo momento. Si toglie la maglia e la mostra ad un San Paolo quasi vuoto, ma tutti da casa guardano quella casacca col numero 24 e il cognome Insigne inciso sopra. Dal 2012 ad oggi è sempre la stessa maglietta che lui ama e onora da sempre così come dichiarerà nel post partita.
Lorenzo Insigne (un po' in ritardo) compie il primo vero atto da capitano del Napoli:
mostra gli attributi.
di Claudia Vivenzio
(Foto: Instagram adsportwereled)
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