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Gianluca Vialli è intervenuto sui taccuini del Corriere della Sera:
Com’è giocare nella Juve?
«Un onore, e un onere. Senti il peso della maglia, il dovere di riconsegnarla piegandola per bene e riponendola un po’ più in alto di dove l’avevi presa. E poi Torino, che aveva fama di città fredda e grigia, in realtà è meravigliosa».
A guastare la poesia arrivò Moggi. Com’era?
«Un dirigente che ti metteva nelle condizioni di dare il massimo; e i calciatori pesano i dirigenti da questo. Non dal mercato o dalla politica».
La gestione Moggi costò alla Juve la serie B.
«Quella Juve avrebbe potuto vincere 6 o 7 scudetti su 10, rispettando le regole. Ma poi la gola ha fatto sì che tentasse di vincerli tutti, non rispettando le regole».
Ma lei ha mai avuto la sensazione che gli arbitri vi favorissero?
«No. Ne ho anche discusso con i colleghi. Vede, un calciatore tende sempre a pensare che gli arbitri stiano complottando contro la sua squadra. A volte diventa uno sprone a reagire e dare il meglio».
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