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ROMA - Il viaggio di Gulliver comincia presto e non conosce (quasi) sosta: sessantacinque gol e non sentirli dentro, perchè questa è una dolcissima tentazione, è un'abitudine con cui il Napoli convive da tre anni, è una tendenza che va rispettata, è quasi una scommessa con se stesso. Il massimo della vita è in quest'attacco atomico in cui nessuno cerca di negarsi niente; poi c'è l'altra faccia della medaglia, si direbbe del campionato: ed è l'Empoli, che ne ha segnati appena quindici, quattro in meno di Mertens, appena cinque in più di Hamsik e Insigne o, se gradite, cinque in meno di questo tandem in doppia cifra.
INIQUO - Ma il calcio è numeri prima e dopo le partite, mai durante, e conta (quasi) niente che ci siano cinquanta gol di differenza, perchè in novanta minuti, con il sacrificio, la ferocia, l'organizzazione, è possibile persino colmare gli abissi. Però, è vero, che sulla carta - e solo sulla carta - sembra un match impari, perchè c'è una enormità che separa gli uni dagli altri, una voragine immensa. Il Napoli segna sempre, segna tanto fuori casa, non fa differenza tra il San Paolo e l'erba del vicino, che resta comunque verde: siamo a trentadue reti e mettono paura chiunque, compreso l'Empoli, perchè testimoniano una identità che è evaporata in due circostanze (a Marassi contro il Genoa ed a Bergamo, con compiti consegnati in bianco) e che è esplosa poi sistematicamente dal 23 ottobre, un girone fa, quando a Crotone la dinastia dei bomber s'è rimessa a correre e non ha più rallentato.
GOLEADE - Dodici gol nelle ultime tre trasferte per la squadra di Maurizio Sarri (sette a Bologna, tre a Verona, due all'Olimpico con la Roma), statistica chiaramente 'condizionata' dalla goleada del 'Dall'Ara': però l'autorevolezza dimostrata nell'ultimo blitz, anteprima d'uno spareggio prolungato con i giallorossi di Luciano Spalletti allo stadio Olimpico.
TABU' - Empoli è perfido, lo dice la Storia: dieci partite, sei sconfitte, quattro pareggi, neanche 'l'ombra' di un successo e, anzi, sonori ceffoni (il 4-2 nell'ultima stagione di Rafa Benitez; le cinque reti nell'anno della retrocessione in B, nel ‘98): i numeri d'una epoca raccontano un paradosso, che però esistee del quale va tenuto conto, perchè il Napoli al 'Castellani' s'è comportato in controtendenza con la sua natura ed è stato capace di segnare solamemte sei gol. Corriere dello Sport.
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