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Calcio e letteratura sono spesso materie intrecciate e coesistenti. Unite per lasciare in vita quanto successo nel meraviglioso, quanto misterioso (in certi aspetti), sport più importante d’Italia. Paolo Trapani è un giornalista e scrittore napoletano che ha saputo rendersi protagonista di entrambi i mondi, studiandone bellezze e criticità, mettendo tutto nero su bianco. Dal novembre 2017 ha pubblicato due libri, uno dedicato al suo amore più grande, il Napoli, l’altro all’acerrima rivale del club partenopeo: la Juventus.
“Il calcio è una grande passione popolare e muove, in tutto il mondo, interi popoli legati al destino calcistico della squadra di riferimento. E’ importante raccontare questa passione attraverso i libri perché il calcio è un fenomeno mondiale e trascina le persone verso un’emozione collettiva. Nei due libri prendo d’esempio i due estremi: la squadra maggiormente legata ad un territorio, il Napoli, l’unica squadra che vive in una grande città a non avere un derby e la Juventus, che è la squadra meno legata ad un destino territoriale. Ha pochissimi tifosi a Torino e tanti nel resto d’Italia e all’estero”.
Passando al campo, il Napoli sembra diverso tra campionato e Champions. “La squadra di Ancelotti manifesta un problema rispetto ai risultati. La gestione delle partite va a corrente alternata. In Champions c’è stato un approccio molto positivo, in campionato, in gare molto abbordabili, ha fatto solo due punti con Cagliari, Torino e SPAL, quando avrebbe potuto e dovuto farne qualcuno in più. Ci sono alcuni episodi, certamente, che hanno determinato il risultato però gli arbitri non possono essere un alibi. Se non riesci a battere queste squadre, qualunque tipo di velleità viene meno. Non è un caso che dopo tanti anni ai vertici, il Napoli sia ancora quarto dopo nove partite: dipende dal fatto di non saper affondare il colpo in gare accessibili”.
Sulla Serie A: “Da anni c’è una crisi tecnica rispetto ad altri campionati. Il calcio italiano, anche a livello Nazionale, non è mai stato così lontano da grandi risultati. Ciò si manifesta anche a livello europeo, dove le nostre squadre non riescono a vincere da tempo: credo che statisticamente non ci sia mai stato un terreno così arido da vittorie. Non è neanche un caso che calciatori importanti non arrivino. A parte Cristiano Ronaldo, arrivato a cifre e numeri molto particolari, i grandi calciatori non vengono in Italia, a differenza del passato dove la Serie A era un traguardo. E’ ovvio che questo porti un calo di interesse anche nel pubblico: c’è un calo di abbonamenti del 30% alle pay-tv. Il calcio italiano ha perso un po’ anche l’ebbrezza dell’imprevedibilità e il tifoso italiano si allontana. E’ una crisi che durerà a lungo, perché ci vogliono riforme importanti a livello strutturale, dai diritti televisivi alla gestione delle squadre”.
“E’ un argomento che continuerò ad approfondire con il mio editore perché il calcio è una materia vissuta dal popolo di giorno in giorno. E' un grande argomento che a livello letterario può essere coltivato”.
di Salvatore Amoroso
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