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Togliergli il pallone dai piedi non è esattamente come rubare le caramelle ai bambini: è un'operazione tutt'altro che semplice. Jorginho appena lo riceve è bravo a nasconderlo e poi a girarlo con rapidità ai compagni. Il faro che illumina i compagni, il riferimento più importante nella navigazione del Napoli a centrocampo. L'approdo sicuro dove rifugiarsi nei momenti di difficoltà, il salvagente quando il mare si agita. A un playmaker come lui è difficile rinunciare soprattutto quando vive un periodo di grazia come quello attuale.
A Charkiv la sua assenza si è avvertita eccome: il Napoli ha perso le misure a centrocampo e il gioco lo hanno comandato gli ucraini, anche se il suo sostituto Diawara ha avuto il merito di correre tantissimo, addirittura quello che ha percorso il maggior numero di metri (12.856) nella prima giornata di Champions League (primo italiano Insigne, settimo con 12.333 metri). Senza la bussola la navigazione è andata avanti a vista, giocate estemporanee nel disperato assalto con i quattro attaccanti negli ultimi venti minuti. L'italo-brasiliano ha il senso della misura, la qualità di palleggio è una dote innata che però ha sviluppato da bambino in Brasile sulla spiaggia quando la palla sul piede gli tornava sempre precisa dalla mamma Maria Teresa, una ex calciatrice.
La calamita, capace di attirare a sè palloni su palloni, ne tocca in continuazione e partita dopo partita migliora sempre il suo record personale. Mago Jorginho che ricorre ai trucchi del mestiere per far apparire e scomparire il pallone agli avversari. E quest'anno è anche cresciuto fisicamente, l'effetto del lavoro in palestra svolto durante tutta la stagione scorsa: adesso il brasiliano nato a Imbituba e con il passaporto italiano ha anche maggiore forza nei contrasti, più consistenza nel recuperare palla dai piedi degli avversari. Il migliore in assoluto nelle due sfide dei playoff di Champions: al San Paolo segnò anche il rigore del 2-0, in Francia non sbagliò nulla (ma proprio nulla) in una prestazione praticamente perfetta.
Per il derby con il Benevento torneranno decisive le sue geometrie, sarà lui a dirigere il traffico a centrocampo: il Napoli deve ritrovare ordine e sicurezze, ecco perchè la sua presenza nell'undici titolare è fondamentale. Jorginho è sempre più una certezza nel Napoli di Sarri: nel ruolo disegnatogli dal tecnico toscano, in quello che è il suo modulo preferito (il 4-3-3) riesce ad essere decisivo. Una partenza a mille all'ora la sua, mai a questi livelli, neanche l'anno scorso quando comunque la sua stagione fu molto positiva.
Avversari scomodi a centrocampo quelli del Benevento di Baroni: Memushaj e Cataldi reggono il passo, corrono e impostano, necessaria l'intensità per comandare il gioco, quella che Jorginho è capace di assicurare. Una questione di ritmo, l'andamento lento non gli appartiene, sarà un po' per il sangue brasiliano certo è che lui in campo soprattutto quest'anno non si addormenta mai. Pressa, accorcia, disegna geometrie, gioca corto e lungo e quando può verticalizza direttamente per i tagli a tutta velocità di Mertens. Un ruolo chiave il suo, il playmaker è quello che tocca il maggior numero di palloni e mantiene la lucidità di effettuare sempre la giocata giusta sulle tre o quattro a disposizione per la singola situazione. Già perchè per ricevere sempre palla bisogna muoversi in continuazione e farsi trovare liberi dai compagni, esattamente quello che fa Jorginho nel Napoli di Sarri. La sua nazionale èil Napoli, sull'Italia di Ventura per ora ci ha messo una pietra su. Corre e ricama a centrocampo per il sogno scudetto e per un cammino in Champions League il più lungo possibile. Il Mattino.
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