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(Getty Images)
Per il gioco espresso tra andata e ritorno, il Napoli non ha meritato di passare il turno in Europa League, anche se non avrebbe meritato neppure il Granada che ne ha fatto dell'ostruzionismo e delle continue pause di gioco, l'unica tattica messa in campo al Maradona. Gli azzurri che hanno mostrato la solita minestra, la solita confusione ed assenza di idee tattiche, ma in quel poco che ha fatto c'ha messo cuore. Almeno giovedì sera.
Certo il cuore non basta, ma serve quell'organizzazione che continua a latitare. Qualcuno direbbe che l'ennesimo pasticcio tattico è stato fatto ed in effetti è la cruda realtà che dimostra esclusivamente l'assenza di lucidità che regna nel Napoli, dall'allenatore ai calciatori, senza alcuna esclusione. Si cercano alibi su alibi e questa è un'altra dimostrazione di debolezza, principalmente mentale.
E' vero, il Granada è stato un po' scorretto e perdite di tempo così plateali sono inammissibili, ma il Napoli avrebbe dovuto fare un boccone degli avversari, senza ma e senza però. Il Napoli avrebbe dovuto correre a testa bassa e non lo ha fatto. Solito passo lento, solito giro di palla sterile e pericoloso in area di rigore, di chi non sa cosa fare. No, se il Napoli è fuori dall'Europa League, non è a causa della lampante antisportività del Granada.
Se gli azzurri subiscono il solito gol banale in tre contro uno, se non caricano gli avversari quando sono alle corde ed impauriti, riuscendo addirittura a fargli prendere campo, la responsabilità non è dell'atteggiamento degli spagnoli, che comunque resta deprecabile. Purtroppo il cuore non basta se mancano le fondamenta ed il Napoli saluta meritatamente la competizione. Ora testa al quarto posto in classifica; resta solo questo obiettivo, che in fin dei conti è il più importante.
Di buono c'è il ritorno di Mertens, un Fabian Ruiz che sembra rianimato e un Ghoulam che a tratti è sembrato il calciatore di un tempo ormai lontano. Ora testa al campionato quindi, testa al Benevento e soprattutto con una testa più leggera da impegni continui e gambe più riposate. Sono finiti i tempi delle scusanti, sia di quelle vere che di quelle inutili; ora è tempo di dare un senso a questa stagione che nessuno ha intenzione di definire disastrosa, anche se più si riduce il numero di gare da disputare e più il disastro incombe.
C'è ancora tempo, ci sono ancora diciassette partite per dimostrare che il Napoli merita un posto nell'elite del calcio italiano. Per ammissione di Gattuso "è da tanti mesi che non si lavora con più calma". Adesso di calma ce n'è e siamo tutti in attesa e curiosi di vedere il risultato positivo che porterà una preparazione più tranquilla delle partite che verranno.
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