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''Sulla vicenda-biglietti, che coinvolge la Juve, non siamo preoccupati: noi dobbiamo occuparci della giustizia sportiva. Però, mi sembra si stia facendo un processo mediatico; occorre che la giustizia ordinaria faccia il proprio corso con la massima serenità. Mi sembra che l'Antimafia stia facendo un processo molto mediatico e questo non fa bene nè al calcio, nè tantomeno all'Italia. Il calcio dà esposizione mediatica e questo è evidentemente in questo momento". Parole durissime quelle di Michele Uva, dg della Federcalcio, dette a Palermo, dove stasera si disputerà la sfida per le qualificazioni mondiali fra Italia e Albania.
"Juventus? Ci sono state delle attività che si sono svolte. C'è in atto una attività penale verso alcune persone dove la Juventus non esiste, non è coinvolta. C'è una attività della Procura federale, dove sono state violate delle norme. Siamo sereni, mi sembra che si stia alzando troppo il volume su una cosa banale e penso che i problemi dell'Italia e della Commissione Antimafia dovrebbero essere rivolti verso attività ben diverse da quelle dei biglietti ad una curva".
L'Antimafia ha già sentito Giuseppe Pecoraro, procuratore federale che ha deferito la Juventus con un durissimo capo d'accusa (i dirigenti rischiano da 1 a 3 mesi di inibizione), poi l'avvocato Chiappero della Juve e sentirà, a breve, anche Andrea Agnelli e Carlo Tavecchio che a Palermo, essendo convalescente, è stato sostituito dal senatore Cosimo Sibilia.
Dura la replica del presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi alle parole del dg della Figc, Michele Uva: ""La Commissione parlamentare Antimafia non fa processi, men che meno mediatici. Di questo si cerchino altrove le responsabilità. Preoccupa che il direttore generale della Federcalcio ritenga che ciò di cui ci stiamo occupando non sia una cosa seria. Ciò che fa male all' Italia sono le mafie, anche quando si infiltrano nello sport e la sottovalutazione di questo fenomeno. L'inchiesta della Commissione proseguirà a tutto campo".
Repubblica
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