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Berizzi: “Striscione di Verona? Da quella curva una cosa del genere non sorprende”

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Le dichiarazioni di Paolo Berizzi a Radio Punto Nuovo

Raffaele Troiano

Pochi giorni dopo la sfida tra Verona e Napoli, a Radio Punto Nuovo è intervenuto Paolo Berizzi. Il giornalista, durante Punto Nuovo Sport Show, ha parlato principalmente dell'episodio dello striscione contro la città partenopea affisso dai tifosi della curva sud veronese.

Berizzi: "Lo striscione di Verona non mi ha sorpreso, conosco quella curva"

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Di seguito le dichiarazioni di Paolo Berizzi a Radio Punto Nuovo:

"Lo striscione di Verona non mi ha sorpreso perché conosco e racconto da anni cosa è la curva del Verona e in generale cosa sono diventate le curve degli stadi in questi anni. Sono serbatoi di violenza, spesso di morte e simboli neofascisti, neonazisti e razzisti come in questo caso. Questo è razzismo feroce, becero, ripugnante. Penso non ci sia dibattito. La curva del Verona è una delle più politicamente connotate all’estrema destra, inneggia a Hitler, a quelli che non sono seguaci di Gandhi e lo fanno in modo plasticamente evidente. Con orgoglio, rivendicando la matrice politica della storia della curva. La stessa che da anni si distingue per episodi di razzismo, discriminazioni, intolleranza e richiama ai peggiori simboli del male, come fascismo e il nazismo".

Su cori e striscioni

"Da anni assistiamo a striscioni e cori che vanno al di là dello sfottò e della dimensione tribale. Abbiamo visto tantissimi esempi, striscioni dove si inneggiava la strage dell’Heysel, dove si inneggiano i forni crematori, dove si offende il nemico utilizzando il volto di Anne Frank, riferimenti ad Auschwitz sperando che la curva avversaria finisca nei forni come gli ebrei. Penso allo Stadio Olimpico di Roma dove si usa l’olocausto come arma per ferire il nemico. Lo striscione di Verona colpisce perché richiama tutte le nostre coscienze al dramma che si sta vivendo oggi, colpisce come un cazzotto allo stomaco".

Sui tifosi del Verona

"Che i tifosi del Verona abbiano utilizzato questo dramma, che è nel cuore dell’Europa, non sorprende perché l’obiettivo dei tifosi scaligeri da anni è Napoli e i napoletani. Ci sono stati mille episodi in cui i veronesi hanno esplicitato il loro razzismo nei confronti della società, dicendo che qualcuno debba essere lavato col fuoco, il Vesuvio che erutta e porta via Napoli e i napoletani. In questo caso l’utilizzo infame della bandiera Russa e Ucraina e l’aver scritto le coordinate di Napoliper indicare ‘bombardate Napoli’ è la peggior infamia che si possa fare. Ma chi conosce quell’ambiente non si sorprende".

Sul suo ultimo libro

"Nel mio ultimo libro cito inelegantemente la tifoseria del Verona e i suoi legami con la politica, va a braccetto con l’estrema destra. Abbiamo un problema di normalizzazione e ce l’abbiamo con le curve degli stadi, con l’estrema destra neofascista e neonazista, che da anni una politica evidentemente complice ha sdoganato strizzando l’occhio e normalizzandola. Nel momento in cui normalizzi un fenomeno lo hai già legittimato. La stessa cosa sta accadendo nelle curve, che da anni sono in mano a delle cosche organizzate, equiparabili a cosche mafiose. Lì si gestiscono denari, spaccio di sostanze stupefacenti, spesso il merchandising parallelo della squadra, i parcheggi negli spazi adiacenti allo stadio".

Sulle curve come clan mafiosi

"Ci sono organizzazioni strutturate in modo verticistico come i clan di mafia, che gestiscono le curve anche delle più importanti realtà calcistiche italiane, Napoli compreso. Ci sono clan che hanno emanazioni all’interno degli stadi. Il tema che non possiamo ignorare è che da anni i club sono in mano agli ultras. Quello che dice De Laurentiis è lo stesso di ciò che dicono i presidenti di altri club, cioè che formalmente non hanno rapporti con i capi bastone ma si ritrovano davanti la sede, i giocatori se li ritrovano sotto casa. Magari se la partita non va bene e il giocatore ha l’infausta idea di andare a ballare o a cena fuori, si ritrova gente che lo minaccia. Questo per dire che da anni ci sono dei fili che legano i vertici dei club ai caporioni delle curve".

Sul degrado delle curve in Italia

"In Italia il degrado delle curve è iniziato quando il capo ultras è diventato un mestiere. Prima c’era un’aggregazione con dei leader carismatici, anche se con qualche ombra. Tipo Genny ‘a carogna. Questo filo che li lega è il vero problema. Se non lo risolvi – e in Inghilterra ci sono riusciti – tutto il resto sarà solo una conseguenza. È una conseguenza lo striscione di Verona, è una conseguenza il post dei vertici del Verona che non condannano in modo pieno le manifestazioni razziste. Fanno giri di parole perché non possono fare un lessico diretto dato che con quel materiale umano ci fai i conti a Verona, a Torino, a Roma, a Napoli".

Discorso conclusivo sui club e le curve

"Conosco inquirenti e magistrati che se ne sono occupati per anni, conosco squadre che monitorano la natura delle sigle dei club. Loro non è che non si muovono, il problema è che le curve sono dei serbatoi che si riempiono in continuazione e si svuotano velocemente. Gli ultras sono esseri umani che ruotano. Quando trovi il leader politico che non condanna il razzismo e le manifestazioni è perché gli ultras sono voti, migliaia di voti. Fanno comodo al politico di turno a Verona, a Napoli, a Catanzaro, a Bergamo. C’è un combinato di sporco di più fattori. Quello secondo me più facilmente risolvibile è l’atteggiamento dei club. Parliamo intanto di una tifoseria che negli anni ’90 faceva pendolare un manichino che rappresentava un giocatore di colore dell’Hellas. Chi lo teneva era uno coperto da cappucci bianchi, gli stessi del Ku-Klux Klan. Questo manichino penzola con uno striscione che recita ‘Il negro non lo vogliamo, fategli pulire lo stadio’. Quella vicenda destò clamore, molto di più dello striscione di ieri, e da allora non è cambiato niente. Questo germe evidentemente i club non hanno interesse a risolvere perché a questo punto fa comodo, dato che quei tifosi lì ti seguono a chilometri di distanza".