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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
“Il Napoli è un’orchestra, con i suoi violini e con le note basse”, così si legge sul sito della Gazzetta dello Sport in un’analisi che esalta il lavoro di Luciano Spalletti.
Spalletti ha le tre virtù dell’allenatore superiore:
Competenza e credibilità
“Sì, perché Spalletti si sta facendo amare dal suo gruppo per la capacità di leggere non solo le partite, ma soprattutto i particolari. E tutto questo lo ha portato a battezzare Fabian nel suo nuovo ruolo, a intuire in fretta l’originalità di Anguissa, a investire nelle corse così razionali nella loro imprevedibilità di Osimhen. Un tecnico credibile, anche nella gestione - delicata - della questione Insigne, che in queste ore ha fatto registrare le parole di Aurelio De Laurentiis. Inevitabile parlarne, ma fondamentale che tutto si interrompa nelle due ore della gara. E Spalletti, anche in questo senso, ha finora fatto il massimo”.
Sa coinvolgere
“La seconda dote del perfetto allenatore, su cui Spalletti si sta dimostrando all’avanguardia. Il Napoli è davvero un gruppo in cui, pur in un disegno base, tutti ambiscono a svolgere un proprio ruolo. Una fortuna, o meglio un’operazione brillantissima, in un calcio in cui si gioca in sedici”.
Flessibilità
“Un altro punto fermo, di cui Spalletti può andar fiero. Perché il Napoli, nelle sue regole chiarissime, non è mai schiavo di un cliché. Così, nell’interpretazione, cambia molto tra Lozano e Politano, tra Mertens e… chiunque altro dell’attacco, perché stiamo parlando di un titolare aggiunto”.
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