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Spalletti: “Ho chiamato Juan Jesus, ma ha il telefono spento. Ecco cosa mi ha detto Acerbi”

Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 
Il CT della Nazionale ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza, commentando il caso Juan Jesus-Acerbi

Luciano Spalletti, CT della Nazionale, ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza, presentando le prossime amichevoli internazionali e commentando il caso Juan Jesus-Acerbi. Ecco le dichiarazioni riportate da TMW.

Mister, un chiarimento su Acerbi?

“Lì c’è un comunicato che noi abbiamo fatto, lì c’è il mio pensiero. Lo abbiamo deciso di fare tutti insieme. Non vorrei mai trovarmi in questa posizione qui, ma noi abbiamo la responsabilità di uno sport importantissimo per la nostra nazione. E, visto quello che è venuto fuori, dobbiamo per forza agire, anche con cose ancora da chiarire. Per quello che mi ha detto Francesco, non c’è un episodio di razzismo. Ma bisogna stare attenti ai nostri comportamenti, a tutto ciò che facciamo e diciamo. A maggior ragione quando facciamo parte della Nazionale. Sono importanti le 2 ore in campo, ma anche le altre 22 ore quando indossiamo la maglia della Nazionale. È un dispiacere enorme prendere decisioni per questi episodi qui. Bisogna stare attenti anche quando lo denunciamo un episodio così, se lo subiamo in maniera così clamorosa come è venuto fuori. Siamo tutti dentro questo caso. Ora abbiamo visto Francesco in difficoltà e per noi lui è importante. Non cambia nulla dal punto di vista della forza di squadra, ma ci dispiace dal punto di vista umano”.

Ha sentito Juan Jesus da suo ex allenatore?

“No, ha il telefono spento. Ho provato a chiamarlo”.

Su Immobile scelta definitiva? Perché no Scamacca?

“Su Ciro non prendo in giro nessuno. So che è un calciatore importante per gli ultimi anni, per la Lazio e la Nazionale. Sta vivendo un momento in cui non riesce a esprimere tutto il suo potenziale e io devo tenere in considerazione tutti. Scamacca per un periodo non ha giocato. Quando l’ho portato non mi è sembrato che abbia espresso il meglio di se stesso. Bisogna avere la capacità di dare subito l’impressione di essere al livello della Nazionale. Noi giochiamo la prima partita che ci può compromettere tutto. Devo avere la certezza che tutti riescano a dare subito il loro contributo. Retegui è condizione, Raspadori può fare un doppio ruolo. E poi dobbiamo prendere in considerazione qualcosa di nuovo, di continuo. Sennò sarebbe finita per noi, per esempio voglio conoscere da vicino Lucca per capire di che pasta è fatto. Le sue qualità sono importante, penso alla sua altezza. Non è una bocciatura per nessuno, ma c’è una crescita continua di altri che possono darci una mano”.

Quanto le fa piacere la ritrovata continuità di Pellegrini?

“È uno di quelli che abbiamo atteso tantissimo. Non ce l’ho mai avuto a disposizione. È di alto livello, è un calciatore forte che sa fare più cose, anche metri in quantità durante la partita. Non so che cosa verrà fuori da qui a giugno, ma ci contiamo. Ha avuto dei problemi, li ha sistemati e si trova a suo agio per la qualità che vuole De Rossi”.


Ci saranno novità sul modulo? Proverà la difesa a 3?

“È una cosa fluida, liquida. Non è più una cosa rigida. C’è la possibilità di cambiare sistema nella partita in base all’azione. Voglio andare a valutare in base alle caratteristiche di chi gioca. Possiamo fare due prove e, se cambiamo, possiamo essere più sorprendenti. E se lo capiamo dentro lo sviluppo delle azioni diventiamo più forti e meno leggibili. Quindi tentiamo di fare sempre qualcosa in più”.

Cristante fuori dalle convocazioni?

“Aveva bisogno di fare delle cure intense alla schiena, lo aspetta da tanto. E non vogliamo distruggere i calciatori ai club, ma vogliamo collaborare con loro. Altrimenti sarebbe stato tra i convocati. Anche Calafiori sarebbe stato con noi se non fosse con l’U21, ma non andiamo a farci la guerra come club Italia. L’U21 ha due partite di qualificazione, io che faccio? Vado indebolire la squadra, con tutti i calciatori che ho a disposizione? Nunziata fa parte del nostro staff, abbiamo possibilità di vederlo e valutarlo, è come se giocasse con noi. Probabilmente lo stesso discorso vale per Fabbian. Si è infortunato Gaetano, probabilmente lo avrei portato per vederlo. Ma ci sono anche Gnonto e Casadei con l’U21”.

Chiesa è il nostro Sinner?

“Per me è abbastanza chiaro, è un calciatore forte che ha qualità offensive. Salta l’uomo, sa fare gol, ha anche il carattere forte di essere convinto delle proprie qualità. Poi deve sapersi adattare, se nella squadra gioca un po’ più dentro e io lo faccio giocare più fuori. Sono i mezzi spazi, si chiamano così: non sei né seconda punta, né esterno, né centrocampista. È quella via di mezzo in cui sei un po’ tutto. Lui ha la capacità di passare in spazi che altri reputano muri invalicabili”.

Bellanova può cambiare le gerarchie?

“Nessuno deve sentirsi blindato per la nostra Nazionale. È scontato e necessario che ci siano giocatori nuovi che vengano fuori e ci possano poi sorprendere. Noi dobbiamo essere aperti ad accoglierli a braccia aperte. Poi dobbiamo vedere se nel nostro contesto riesce a essere incisivo come nella sua squadra”.

Frattesi dove può giocare?

“Per cosa, intensità e qualità può attaccare tante volte la linea difensiva. Ha quella curiosità di andare sempre di là, ma deve pulire bene quello che gli passa tra i piedi. Se si impegna può fare meglio, ha qualità infinite”.

Zaccagni e Zaniolo li vede solo come esterni?

“Di Lorenzo, Di Marco, Udogie, Cambiaso ti dimostrano che quando sviluppano l’azione offensiva non fanno più una corsa dritta. Ma fanno deviazioni, interne ed esterne. Questa è la nuova frontiera del calcio europeo. Questo adattamento a fare più ruoli. Se un compagno è già largo, allora io vado dentro. C’è una presa di posizione in base a quali spazi liberi ci sono”.

Come sono andati questi 4 mesi per lei?

“Sono soddisfattissimo, ma devo girare più i ritiri. Ora ho imparato la strada, ci metterò di meno ad arrivare”.

De Rossi può migliorare gli italiani della Roma?

“Ma certo. Daniele è stato bravissimo. Ci ho preso moltissime cose che Daniele ha fatto vedere. In alcuni momenti in panchina mi sembra un po’ Carletto Mazzone a vederlo quando esprime questo suo essere un po’ calciatore e questa sapienza nell’essere allenatore. Ha fatto un lavoro eccezionale, non era facile così in poco tempo dare una nuova mentalità. Che non era sbagliata, i risultati di prima lo testimoniano. Vedere Paredes va a fare il centrale basso per costruire, le due punte esterne che a volte sono aperte e altre vengono dentro, gli esterni che vanno avanti e indietro sono cose bellissime per chi ama il calcio e vuole scoprire cose nuove. Voglio molto bene a Daniele. A volte in passato ci siamo sentiti, gli ho augurato sempre il meglio. Mancini non la gioca solo lunga, ma gioca dentro. Costruisce e si inserisce, me lo ritrovo dentro l’area di rigore avversaria. Acerbi, Bastoni e Calafiori sono forti in questo, è la nuova qualità dei difensori che sanno fare sovraccarico sulla trequarti per sviluppare meglio il gioco. Mancini l’ho chiamato dopo e non è stata una bocciatura. Ma quello che può dare lui o Politano oppure El Shaarawy lo so benissimo. Mancini ha risposto in modo perfetto, mi ha risposto che era sempre pronto per la Nazionale”.

Che valore dà alle partite americane?

“Di andare a rendere merito a 20 milioni di persone che ci aspettano laggiù e ci vogliono vedere. Dobbiamo tantissimo ai nostri connazionali che sono lì. Poi è un esame dal punto di vista tattico. Finora siamo stati coerenti perché avevamo poco tempo. Ora abbiamo la possibilità di allargare le nostre conoscenze, usando qualcosa di diverso, anche il sistema di gioco”.

Cannavaro e Chiellini saranno i testimonial in USA. Le farebbe piacere averli anche all’Europeo?

“Se vengono ne stacchiamo un pezzo e li teniamo con noi. Magari li possiamo inserire in qualche nostro calciatore. Non escludo nulla. Da Buffon imparo continuamente così. Sono conoscenze che noi vogliamo continuare a portarci con noi. Anche di quelli che non sono citati”.


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