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Signorini, ex preparatore Maradona: “Napoli la città perfetta per Diego”

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Ecco le parole di Signorini, storico preparatore atletico di Maradona, sul fenomeno argentino

Raffaele Troiano

Fernando Signorini, lo storico preparatore atletico di Diego Armando Maradona, ha rilasciato un'intervista ad Enzo Beretta nel libro Il Re degli ultimi. Signorini ha raccontato sia della carriera di Diego come calciatore, sia delle piccole cose della vita quotidiana.

Signorini: "Napoli è stata la città su misura per Maradona"

Signorini, ex preparatore Maradona: “Napoli la città perfetta per Diego”- immagine 2

Di seguito le dichiarazioni di Signorini su Diego Armando Maradona:

"Diego? Un fenomeno. Maradona? Insopportabile. Essere Maradona però era molto difficile. Una cosa è certa: se non fosse passato per Napoli il mito non sarebbe mai stato consegnato all'eternità. Napoli è stata in assoluto la cosa più meravigliosa capitata nella vita di Diego Armando Maradona. Era la sua città, sembrava fatto su misura per vivere lì.

Sulle difficoltà iniziali

"Sono stati gli anni più felici della vita di Diego che, però, all'inizio doveva adattarsi a tutto. Si è dovuto adattare perfino alla lingua, perché a Napoli si impara il napoletano prima dell'italiano. Seppur senza successi il primo anno è stato il migliore, era sempre marcato dagli avversari e i compagni non gli passavano il pallone, un giorno esclamò: "Anche se sono marcato voi datemi comunque la palla, poi me la sbrigo io". Da lì' in poi la squadra iniziò a girare in un altro modo".

Sui problemi a muoversi in città

"Era impossibile fare qualunque cosa, cercavamo sempre posti isolati per evitare la gente, non era semplice neppure uscire di casa. Ogni volta che la gente lo vedeva per strada si scatenava il trambusto, i clacson, i motorini. Una volta Maradona era andato in ospedale per un controllo del sangue e gliene prelevarono più del dovuto. Gli infermieri  avevano portato il sangue di Diego in chiesa vicino a quello di San Gennaro. Troppo esagerato, come poteva vivere così?".

Il lavoro su Maradona

"Il calciatore aveva sempre addosso l'attenzione della gente, dei giornali, della tv. Perciò lavoravo sull'aspetto mentale per infondergli pace e calma. Per potenziare i muscoli gli facevo fare molta boxe nella palestra artigianale del garage in via Capece e lo stereo sparava a volume altissimo la musica di Rocky mentre lui sferrava colpi al sacco".

Il gesto tecnico più strepitoso

"Ancor più della rete contro l'Inghilterra in Messico, è stato il gol su punizione a due in area alla Juve nel 1985. Un pezzo incredibile, aveva sfidato la fisica. Appena si è liberato dall'abbraccio dei compagni gli ho detto: "Se ti do altri cento palloni non riesci a farlo di nuovo" e Diego se la rideva".