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Sergio Pellissier (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)
Sergio Pellissier, ex centravanti del Chievo Verona, ha rilasciato alcune dichiarazioni a 1 Station Radio. Ecco quanto, delle sue parole, è stato evidenziato da CalcioNapoli1926.it:
La Clivense è vicina alla promozione in seconda categoria. Un pensiero? "Ecco la gufata (ride, ndr). Abbiamo fatto bene, i ragazzi si stanno impegnando. Non conta tanto la terza categoria ma l'obiettivo è quello di fare bene, mi auguro però di centrare questo risultato importante".
Sulla sua presunta voglia di tornare in campo
"Non ho voglia di giocare, mi piace vederlo il calcio. Ho giocato così tanto che non mi è rimasta quella voglia, soprattutto per allenarsi. Magari riuscire a fare qualche spezzone di partita potrebbe essere interessante però".
Sull'aspetto mentale nel calcio
"È fondamentale. Posso essere un esempio io: non credo di essere stato un fulmine di guerra, non ero il fenomeno, però nel mio piccolo avevo determinazione e voglia, che a volte superava quella del fenomeno. Non ho mai mollato e mi sono tolto tante soddisfazioni. Più gli altri mi ritenevano vecchio, passato ecc, avevo ancora più voglia di dimostrare quanto valevo, concludendo la carriera quando volevo io".
Sulla lotta scudetto
"Molto bella, finalmente non c'è solo una squadra che vince, ma questa serie a ti lascia con la suspance fino all'ultimo. Difficile anche capire chi può portare a casa lo scudetto, perché anche le piccole possono fare punti, ed è bello".
Sullo stato di salute del calcio italiano: è un campionato mediocre?
"Non è mediocre. Si è livellato perché le grandi non sono più quelle di una volta. Si vede anche dai nomi. Non mi piace fare nomi, ma se prendi qualsiasi squadra attuale e la paragoni ad una di 10/15 anni fa c'è un abisso tra i giocatori. Una volta c'erano giocatori che avevano fatto la storia. I tempi sono cambiati, mentre ora un po' tutti hanno la possibilità di arrivare in Serie A. Tanti anni fa o eri forte o non giocavi".
Sugli anni delle 7 sorelle
"Erano anni nella quale per giocare dovevi assolutamente conquistarti il posto. Più eri giovane più rischiavi di non giocare. Ora è cambiata la cosa, i giovani giocano, i "vecchi" meno. In questo momento puoi anche bruciare i giovani, che magari non sono ancora in grado e rischiano di non far bene e perdere il loro treno. Io ho fatto la gavetta, ho preso le batoste dai più vecchi ed ho imparato. Quando sono arrivato non ero ancora pronto, ma ero pronto ad imparare".
"Quando è arrivato avevo detto che mi piace tantissimo. Osimhen è completo, ha grosse potenzialità. È partito fortissimo nonostante non faceva troppi gol. Dopodiché si è fatto male, quando è rientrato poi non era lo stesso, ma quest'anno sta dimostrando la sua qualità. Bisogna dargli tempo. È giusto che uno si ambienti, anche se è un ambiente difficile Napoli. Osimhen è però un ottimo attaccante".
Se Osimhen è più forte della Serie A?
"Io sono un campanilista. Spero sempre che sia un italiano il più forte. Penso che Immobile sia in alto soprattutto a livello di gol. A me piace, è completo, e se lo metti in condizione è un attaccante eccellente. Ma se pretendi che faccia un lavoro non suo diventa normale. Mi auguro che possa far bene ancora".
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