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L'edizione odierna del Corriere della Sera riporta le ultime sugli scontri tra ultras la sera di Santo Stefano, prima del match Inter-Napoli. Non è stata un’imboscata volante, seppure organizzata la sera di Santo Stefano ai danni di tifosi partenopei da un centinaio di ultrà dell’Inter, del Nizza e del Varese in vista della partita Inter-Napoli: Luca Da Ros, il più giovane di tre ultrà nerazzurri arrestati per rissa aggravata, al gip Guido Salvini in carcere racconta a sorpresa invece un vero e proprio piano premeditato. Progettato con la sincronizzazione di una ventina di auto in apparenza scollegate, ma convergenti dopo aver man mano preso a bordo in centro città 4/5 ultrà per vettura. Con compartimenti stagni tra gli esecutori, convocati in un pub per i passaggi poi in auto e ignari persino di quale fosse la destinazione degli autisti. Con la predisposizione in un parchetto, accanto all’incrocio dell’assalto, a due chilometri dallo stadio, di sacchi di mazze e roncole che gli ultrà autotrasportati avrebbero trovato senza rischiare di doversele portare addosso. E infine con lo scoppio di un petardo come segnale d’assalto convenuto all’avvistamento dei van dei napoletani da aggredire. Né 'il Gigante' né 'il Rosso' sanno dire qualcosa sulla dinamica dell’investimento del 39enne ultrà varesino Daniele Belardinelli: forse già a terra (per gli scontri) nel momento in cui un’auto scura diretta allo stadio (ma non facente parte dei van di tifosi aggrediti) gli sarebbe passata sopra, fermandosi un momento (per lo spegnimento del motore, stando alla sensazione di Da Ros) prima di ripartire, non è chiaro se con o senza consapevolezza, tra buio, nebbia e trambusto di quello che per i pm è stato un combattimento.
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