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Rocchi è stato il primo arbitro (italiano) a sospendere una partita di serie A (Milan-Roma, 12 maggio del 2013) per cori razzisti (contro Balotelli). Dopo di lui, Irrati (Lazio-Napoli contro Koulibaly), Gavillucci (Samp-Napoli, discriminazione territoriale) e Orsato (quest’anno, Atalanta-Fiorentina, cori contro Dalbert) gli unici ad avere il coraggio di prendere posizione.
L’arbitro che combatte il razzismo ha affrontato il problema con decisione e serenità. Già durante l’intervallo, c’erano stati dei contatti sia con le società (il Napoli aveva chiesto attenzione proprio sui cori che si erano percepiti), sia con il responsabile dell’ordine pubblico.
Dopo otto minuti dall’inizio del secondo tempo, Rocchi ha fatto fare l’annuncio dallo speaker dello stadio, come prevede il protocollo Uefa (e anche il nostro). Dopo quattro minuti, udito l’ennesimo coro (quello che inneggia al Vesuvio), Rocchi ha fischiato interrompendo la partita, facendosi dare il pallone e radunando le squadre a centrocampo.
A Kolarov chiedeva spiegazioni: gli ha risposto che erano «quattro volte che lo ripetevano». A Dzeko ha dato l’ok per rivolgersi verso la Curva: bisogna sostenere la Roma e applaudire la squadra e fermare i cori. In caso si fossero ripetuti la gara sarebbe stata sospesa. Il capitano della Roma è stato bravissimo (ottima collaborazione giocatori-arbitro): Rocchi ha apprezzato dandogli la mano.
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