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IL 3-1 rifilato al Feyenoord assomiglia ad un messaggio rassicurante recapitato ad Arek Milik, il gr

Redazione

IL 3-1 rifilato al Feyenoord assomiglia ad un messaggio rassicurante recapitato ad Arek Milik, il grande assente nella serata del San Paolo. La firma in calce al successo è — nell’ordine di realizzazione — di Insigne, Mertens e...

IL 3-1 rifilato al Feyenoord assomiglia ad un messaggio rassicurante recapitato ad Arek Milik, il grande assente nella serata del San Paolo. La firma in calce al successo è — nell’ordine di realizzazione — di Insigne, Mertens e Callejon. “Tranquillo ci pensiamo noi”, sembra dire il tridente che risponde presente all’appello in maniera compatta. Il Napoli sorride e si rimette in carreggiata pure in Champions dopo lo scivolone contro lo Shakhtar: gli azzurri, tra l’altro, agguantano al secondo posto proprio gli ucraini, sconfitti all’Etihad Stadium dal Manchester City.

La squadra di Sarri non poteva fallire e la missione può definirsi compiuta senza particolari affanni. Il merito è anche di Pepe Reina: neutralizza un penalty e si fa apprezzare per almeno tre parate di ottima fattura. Il Napoli adegua il copione alle circostanze della partita. Il vantaggio immediato è la variante da sfruttare con autorevolezza. Il guizzo è di Insigne: ruba palla ad Amrabat e poi trafigge Jones con un rasoterra preciso da fuori area. Il pensiero è per Arek Milik, salutato prima della partita anche con uno striscione.

Ma la dedica si trasforma in un siparietto involontario: Zielinski consegna la sua maglia a Lorenzinho, anziché la 99 del polacco e rimedia solo dopo qualche istante.

Il gesto, comunque, viene apprezzato dai 25mila di un San Paolo mezzo vuoto (sequestrati biglietti ai tifosi olandesi che hanno provato ad entrare nonostante il divieto imposto per motivi di ordine pubblico, alla fine saranno 19 i tifosi fermati ai tornelli). Il Napoli esulta e poi decide di gestire concedendo l’iniziativa al Feyenoord. Gli olandesi si affidano all’asse Boetius-Vilhena, ma Reina non corre particolari rischi. Maksimovic, schierato al posto di Albiol, fuori per un mal di schiena dell’ultim’ora, è abbastanza lucido nelle letture: l’intesa con Koulibaly, poi funziona abbastanza bene. Gli azzurri recuperano con facilità il pallone e poi aumentano i giri del motore.

Callejon e Insigne sono abbastanza ispirati. Le occasioni per chiudere i conti arrivano poco prima dell’intervallo. Insigne prova la doppietta personale, poi è Jones a chiudere su Callejon e su Jorginho in rapida successione. Va a lato pure il sussulto di Hamsik. Ci pensa allora il solito Mertens a facilitare il compito del Napoli. Il retropassaggio di Diks si trasforma in un assist invitante per il belga, implacabile davanti a Jones ad inizio ripresa. Il Feyenoord ci prova con maggiore determinazione e potrebbe pure riaprire la partita.

Collum concede il rigore per un atterramento di Ghoulam ai danni di Berghuis. Toornstra si presenta dagli undici metri, ma si fa ipnotizzare da Reina (bravo poi pure su Berghuis). Poi si materializza al San Paolo un vecchio adagio del calcio: gol sbagliato, gol subito. Lo firma Callejon, su assist di Mertens. Lo spagnolo firma il 3-0 e di fatto chiude i conti. Sarri pensa pure al campionato e gestisce un po’ le forze: Zielinski prende il posto di Hamsik, Rog, invece, sostituisce Callejon. C’è spazio pure per Diawara. Il Napoli forse rischia un po’ troppo nel finale e il Feyenoord riesce ad accorciare le distanze con Amrabat che sfrutta una disattenzione di Maksimovic proprio all’ultimo istante. Repubblica.