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I rapporti diretti tra il presidente della Juventus Andrea Agnelli e Rocco Dominello,

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I rapporti diretti tra il presidente della Juventus Andrea Agnelli e Rocco Dominello, figlio di un boss della ndrangheta, sono documentati da due intercettazioni e da una testimonianza dello stesso Dominello resa nel corso dell’interrogatorio in...

I rapporti diretti tra il presidente della Juventus Andrea Agnelli e Rocco Dominello, figlio di un boss della ndrangheta, sono documentati da due intercettazioni e da una testimonianza dello stesso Dominello resa nel corso dell’interrogatorio in carcere. I documenti che contraddicono quanto affermato dall’avvocato della Juventus Luigi Chiappero nell’audizione in commissione Antimafia sono contenuti nel deferimento del procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro, avvenuto in settimana e citato non a caso oggi dalla presidente della commissione Rosy Bindi per contestare a Chiappero quanto affermato in entrambi le audizioni rese a San Macuto.

Elementi che hanno spinto l’ex-prefetto di Roma ad aprire un procedimento sul fronte della giustizia sportiva, che viaggia su binari autonomi da quella ordinaria, visto che nell’ambito dell’inchiesta penale “Alto Piemonte” la Procura di Torino ha considerato gli esponenti della società semplicemente testimoni, ma che il legale bianconero ha dichiarato di non conoscere. Nella prima parte dell’audizione, avvenuta mercoledì scorso, Chiappero aveva escluso categoricamente ogni contatto diretto tra Dominello e Andrea Agnelli, aggiungendo che in ogni caso nessun dipendente della società era a conoscenza dei rapporti di Dominello con la ndrangheta.

Tale atteggiamento aveva provocato la reazione piccata della Bindi, che aveva accusato la Juventus di aver negato l’infiltrazione della ndrangheta in curva. Poi, quattro giorni fa, il colpo di scena del deferimento della Juventus, in cui si contraddicevano le tesi difensive di Chiappero. Oggi, la stessa Bindi e altri esponenti della commissione hanno più volte secretato l’audizione, in coincidenza dei passaggi in cui sono state lette le intercettazioni tra Agnelli e il responsabile sicurezza da cui si evincono i rapporti di conoscenza tra il presidente e Dominello. Nel documento, ancora secretato, di cui l’Huffington post è entrato in possesso, Pecoraro afferma che “non solo Agnelli fosse consapevole dei rapporti strutturati e delle concessioni fatte in favore dei gruppi del tifo organizzato e di esponenti malavitosi, ma che acconsentiva a tale condotta”. Pecoraro allega quindi un’intercettazione in cui Agnelli è a colloquio con il responsabile sicurezza della Juve Alessandro D’Angelo, in cui si parla chiaramente di un incontro tra Agnelli, Dominello e altri ultrà presso la Lamse SpS, holding controllata dallo stesso Agnelli. La conversazione risale all’agosto del 2016, e Agnelli racconta: “So che erano lì…io ogni volta che li vedevo, quando li vedevo a gruppi facevo scrivere sempre le cose sui fogli, perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano”. Più avanti Agnelli si riferisce alla rivendita di biglietti forniti dalla società: “loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagan subito e poi gestiscono loro!”

Pecoraro cita anche un’altra intercettazione, risalente al marzo del 2014, per smontare anche la linea secondo la quale la società Juve non fosse a conoscenza del profilo criminoso di alcuni esponenti ultrà: “Il problema è che questo – dice Agnelli riferendosi al capo ultrà Loris Grancini – ha ucciso gente”. D’Angelo replica che “ha mandato a uccidere”. Siamo all’inizio del 2014, e il rapporto con Dominello e gli altri proseguirà ben oltre questa conversazione. Inoltre, nel suo interrogatorio in carcere avvenuto il 3 agosto del 2016, Dominello racconta di aver conosciuto Agnelli a una cena a cui era presente anche D’Angelo, avvenuta nel 2011, di aver poi frequentato la sede della Juve a partire dal 2012, e di aver in seguito parlato sempre con Agnelli della vendita di stock di abbonamenti ai capi ultrà. Sempre nello stesso documento, si cita una conversazione telefonica in cui D’Angelo si confida con il responsabile rapporti con la tifoseria Alberto Pairetto, dicendo di aver “paura” di essere invischiato in un’inchiesta penale, perché “tutti sapevano dell’estrazione familiare di Rocco Dominello”.

Il quale, tra le altre cose, come risulta da un’altra intercettazione tra Agnelli e D’Angelo, aveva avviato una costante e cordiale corrispondenza via sms con l’allora allenatore della squadra Antonio Conte, che addirittura, a detta di Dominello, “si apre” con lui. Al termine dell’audizione di oggi, Chiappero ha chiesto la desecretazione degli atti citati, e ha ribadito la disponibilità di Agnelli ad essere ascoltato, il che avverrà verosimilmente ad aprile.

(Fonte: Huffingtonpost.it)

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