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In prima pagina stamattina il quotidiano Libero titolava” Piagnisteo napoletano” con precisi riferimenti alle polemiche conseguenti l’arbitraggio di Valeri nella semifinale Juve – Napoli di Martedì sera.
Polemiche che qualcuno in maniera autoreferenziale e anche legittima definisce inutile e prive di senso.
Nulla da eccepire se in quell’articolo non si facesse riferimento ad accadimenti e problematiche che Napoli e l’Italia meridionale vivono con costante ripetitività.
Pare che ogni pretesto sia buono per considerare Napoli e i napoletani alla stregua di un popolo che vive di espedienti e di malaffare. Come se le polemiche dell’altra sera fosse lo specchio riflesso di quel vittimismo tutto napoletano dietro al quale si cela la sterilità di chi inerme soggiace alle avversità del vissuto quotidiano.
Che c’entra il calcio con tutto ciò? Esiste una discriminazione “concettuale”, ovvero quella per cui molti credono che a far notizia non debba essere una partita di calcio ma i contorni che ad essa si vogliono dare.
Quindi è inutile lamentarsi per “qualche” episodio sfavorevole quando si ha di fronte un avversario più forte,anche perché a polemizzare è quella squadra espressione di una città che in molti considerano l’”epicentro dell’illegalità”.
Per costoro dunque guai a pensare che dietro a quelle sviste arbitrali ci sia un disegno precostituito di qualcuno che ha tutto l’interesse a non far disputare al Napoli la finale della Coppa Italia.
Noi non lo pensiamo,la demagogia puerile e pretestuosa la lasciamo fare agli altri.
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