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In diretta a “Un Calcio Alla Radio”, trasmissione di Umberto Chiariello in onda su Radio CRC, è intervenuto Darwin Pastorin, giornalista e autore di “Juve- Napoli, Romanzo Popolare”: “Anche io sono molto affezionato alla lettera sul calcio. Pasolini e Soriano sono stati grandi maestri di questo narrare calcistico, anche se io sono molto legato alla figura di Giovanni Arpino, che ha scritto il romanzo più bello riguardante il calcio. Quando Arpino vince il premio Strega penso che la letteratura calcistica venga sdoganata. Lui ha inventato neologismi che vengono utilizzati in tutta Italia e in tutta Europa.
Diego? Su Diego penso non ci siano dubbi che è il primo al mondo, ma non solo perché l’ho visto. Il tifo appartiene alla nostra giovinezza. Io dal Brasile arrivo a Torino nel momento in cui la Juventus finisce di vincere.
Juventus stellare? Era la Juventus di Eriberto Herrera, che aveva inventato il calcio totale, anticipando Sacchi. Quella Juve era una Juve operaia perché non aveva grandi stelle.
“Juve-Napoli romanzo popolare”? Per me è stato il dono prezioso dell’amico con Vincenzo. Lui è una delle persone più trasparenti che ho incontrato nella mia vita. Il fatto di trovarci ad un caffè a Torino e il rispetto degli altri e del tifo. A casa abbiamo un miscuglio di tifo mio figlio tifa cagliari, mia maglia tifa chievo e mio padre veneto Napoli. L’idea era quella di partire da quell’idea per cui “qual è stata è l’idea, l’evento dal quale nasce questa passione?”. Il nostro vuole dare un messaggio: riprendiamo la passione negli stadi, ma con rispetto. Dobbiamo riportare la sensazione di allegria negli stadi. Trattativa di Maradona? Ricordo che fu estenuante. Ricordo che c’era il vice presidente del Barça che diceva che Maradona veniva, l’altro no, poi di nuovo sì. Poi ecco che arriva la notizia, siamo tornati insieme in aereo e poi ha fatto vedere cose incredibili. I miei parenti sono tutti per Pelè, io sono per Diego”.
Poi è intervenuto anche il secondo autore del testo, Vincenzo Imperatore: “Darwin è uno Juventino per caso, figlio dell’emigrazione degli anni ’50 e ’60. Darwin è anche quello che è stato sull’aereo che ha portato Maradona a Napoli. Con Darwin è un’amicizia cronologicamente nuova, ma è salda perché è nata da due passioni ataviche: calcio e scrittura. A Torino abbiamo deciso di parlare di tifo e abbiamo deciso di dare voce alla parte vera, pura e nobile del tifo. Come potevamo valorizzare questo elemento? Attraverso la memoria. La mia prima al San Paolo? Ci fu una vigilia di grandi sofferenza. Ogni fine settimana mio padre rimandava. C’era una sosta di campionato in cui il Napoli ha ospitato il Santos di Pelè. Avevo nove anni.
Pelè? In quel momento per me non era importante. Il bello da vedere era la maglia azzurra. Cruciani ha detto che il piagnisteo a Napoli continua? Sul vittimismo pseudo napoletano lo abbiamo scritto. Premetto che Cruciani non mi sia simpatico, vi assicuro che si crea il personaggio e molte cose non le pensa nessuno. Io penso che se lo dice Cruciani il vittimsmo mi arrabbio, se lo diciamo qui a Napoli ci penso. Io penso che affrontiamo un tema antropologicamente rilevante e dobbiamo smetterla. La sudditanza esiste in tutti gli ambienti e non solo nel calcio. In quello bancario siamo in quello in cui le prime 5 banche italiane legiferano. Hanno il potere di entrare in parlamento ed influire alcune scelte. Non è il sistema quello che conta, ma loro. Parliamo di calcio? Le emozioni più forti le ho provate quando ho visto Iuliano e l’altro è Carlo Iuliano. Un mio quasi zio vendeva le segreterie telefoniche e mi dice sai oggi devo andare a proporre l’apparecchio della segreteria telefonica al Calcio Napoli, dicendo che doveva acquistarla Iuliano. Pensavo fosse Antonio e non Carlo Iuliano. Andammo a via Orazio, sede del Napoli per un breve periodo. Ci presentiamo lì, Iuliano ascolta il venditore e ad un certo punto dice lui dice che questa segreteria costa più del suo stipendio. Lui mi vede mi porta uno spillino del Napoli, quello spillino ce l’ho ancora confermato”.
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