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De Paola: “Torino e Napoli sono ambienti diversi: condanno i cori nello stadio. Solidale con Ruffo”

Redazione

De Paola: "Torino e Napoli sono ambienti diversi: condanno i cori nello stadio. Solidale con Ruffo"

In diretta a “Un Calcio Alla Radio”, trasmissione condotta da Umberto Chiariello su Radio CRC Targato Italia, è intervenuto Paolo de Paola, giornalista:

"Devo dire la verità Torino e Napoli sono ambienti diversi, ma non faccio mai distinzione tra migliore e peggiore. C’è una storia dietro ogni città e cultura sportiva e questa storia va rispettata e bisogna anche enunciare i pregi e i difetti. Come calarsi in due idee diverse? Io vengo chiaramente da una scuola di maestri come Palumbo. Palumbo si rivolgeva sempre al lettore. Il bacino di utenza è il riferimento. Poi c’è il modo. Ogni direttore mette la sua personalità e mette dei paletti per cui l’avversario ad esempio non è da demonizzare. La tesi può essere sostenuta senza schiacciare l’avversario. A me piace molto avere l’ironia. Sarà che vengo da Napoli e che ho un gusto per la battuta.

Sono per la condanna dei cori negli stadi e non voglio che la gente si attacchi a questi slogan. Sento parlare di queste cose da quarant’anni. Ogni volta anche un giornale può fare battaglia, ma tutto poi si riduce in una bolla di sapone, perché non c’è un vero e proprio interesse. Io ho visto quell’interessante confronto tra quel giornalista professionista come Ruffo e una persona che, per carità sarà pure giornalista, ma ha perso su tutti i fronti, anche nella battaglia dialettica, perché rappresentava un certo modo di pensare. Ecco magari il bacino d’inchiesta di Tuttosport è la Juventus, ma se dovessi esprimermi in quel modo nei confronti di un altro collega, che ha subito quello che ha subito, che ho visto piangere in televisione con delle lacrime di sofferenza, perché gli è cambiata la vita solo per aver fatto il suo lavoro, beh mi misurerei in un’altra maniera. Avrei avuto un po’ più di pudore a definirmi giornalista alla pari in quel senso lì. Ci sono dei limiti. Se ogni persona fa emergere questa personalità e si creano energie positive per la trasmissione di messaggi positivi, secondo me non si sbaglia mai.

Io professionale quando sono stato a Roma e Torino? Io scindo caso per caso. Noi abbiamo fatto un titolo chiamato “Vergogna”, credo fosse Mazzoleni, che aveva condizionato la partita con degli errori. Feci un altro titolo in cui attaccai Rocchi, che adesso col Var sembra si stia riprendendo, in un Juventus Roma, in cui ci furono due rigori scandalosi per entrambe le parti. Io sono uno che indossa una maglia quando lavoro per un giornale, ma dico solo che certe battaglie o si fanno tutti insieme, che esistono in tutte le tifoserie.

Condivido l’inchiesta di Report? Sì assolutamente! L’amarezza è che certe cose giornalisticamente, purtroppo, non interessano. Quello non deve essere un elemento di lotta tra i tifosi ed è una stupidaggine. In tutta l’inchiesta manca la parola chiave della DIGOS. Sono in questo mondo da 30 anni e so benissimo che le Digos di tutte le città conoscono vita morte e miracoli e parlano con un ultras e società. Io ribadisco affetto e solidarietà verso Ruffo, ma mancava un pochettino pigiare un po’ di più sul tasto delle questure. Le questure sanno tutto e anche l’Anti-mafia ha dovuto ammettere, come Cantone stesso, che certe infiltrazioni ci sono ovunque. Cantone ha anche dato merito al presidente e alla società del Napoli che comunque in qualche modo contrappone delle misure e bisogna dirlo. Le cose che ci sono e che sono vere bisogna dirle".