Sulla città:"Non posso camminare in centro, non posso neanche visitare il murale di Maradona ma se vado a mangiare una pizza non mi fanno pagare e mi ringraziano per quel che faccio per la città: è pazzesco. Quando si stava per avvicinare il momento dello Scudetto, ci ha mandato un lungo messaggio emozionante. Non è nato a Napoli ma sapeva tutto di questa città, del club e delle sue tradizioni. Ci ha evidenziato cosa avesse potuto significare vincere uno Scudetto qui. Ci ha fatto venire la pelle d'oca, non avevo mai vinto un trofeo. Fu un punto di svolta. Da quel momento in poi affrontammo ogni gara dando il massimo per via di quelle parole di Spalletti. Contro la Juventus all'intervallo ci fece alzare tutti in piedi, ci guardò negli occhi e ci disse di aver allenato più di mille partite ma di non aver mai vinto un trofeo. Ci disse che non voleva essere ricordato come l'allenatore senza trofei così come noi giocatori non volevamo essere ricordati come quelli che non avevano vinto nulla. Ci disse che avevamo un'opportunità per cambiare la nostra vita, di scrivere il nostro nome nei libri di storia. Ci disse, vincete questa partita e quando torneremo all'aeroporto capirete quello che vi sto dicendo".
Su Kvaratskhelia:"Quando venne acquistato, io arrivai per ultimo in ritiro e lui era già lì che si allenava. Stava giocando una partitella e io mi misi a guardarlo chiedendo chi fosse questo ragazzo. Finito l'allenamento ci sedemmo per conoscerci, sapevo che sarebbe stato utile per il modo in cui trattava il pallone. Parliamo sempre in campo, sin dal primo giorno di allenamento abbiamo fatto squadra completandoci l'uno con l'altro come Messi e Suarez".
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