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Patrizio Oliva, ex campione olimpico e mondiale di boxe, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de Il Mattino. Di seguito le sue dichiarazioni.
Lei avrà compreso lo smarrimento di tanti atleti dopo il rinvio dei Giochi di Tokyo al 2021: sono quelli che rischiano di non farcela.
«Lo comprendo, ma il dramma è quello che vive il mondo. Forse è un sogno che svanisce, però lo sport deve avere un atteggiamento coerente alla pandemia. E proprio nella boxe c'è stato un episodio non edificante»
Quale?
«L'incoscienza di chi ha portato i pugili italiani al torneo di qualificazione a Londra mentre il Coronavirus stava seminando centinaia di morti al giorno nelle nostre regioni. I dirigenti avrebbero dovuto urlare al mondo: noi non andiamo perché difendiamo la salute dei nostri atleti. Non è accaduto»
Come ci rialzeremo quando arriverà un giorno migliore?
«Ci si rialza lottando e io l'ho fatto. Non parlo delle sconfitte sul ring: un fratello perso giovanissimo, mio padre che si ubriacava e picchiava mia madre, la povertà assoluta... Ma io volevo cambiare la mia vita e per andare in palestra facevo 15 chilometri al giorno a piedi perché non avevo neanche i soldi per l'autobus. Lottare: deve essere questa la nostra forza».
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