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Una squadra fluida e moderna, così il Napoli ha piegato l’Udinese: l’analisi tattica
Il Napoli piega l'Udinese 3 a 2 e si arrampica sempre più in cima alla classifica di serie A. La sosta dei Mondiali in Qatar sembra arrivare al momento giusto, considerando le ultime prestazioni. Non che siano state mediocri, anzi, il Napoli ha comunque dominato per larghi tratti in ognuna, tuttavia risulta utile "rifiatare", dopo gli sforzi dati dal calendario compresso.
La sorpresa di questo scorcio di campionato, l'Udinese, si presenta al Maradona col solito 1-3-5-2, almeno nominalmente. Difatti, in fase di non possesso, i friulani scivolano nella zona di sviluppo azzurro in un 1-4-5-1 con Ezibue in linea difensiva, mentre dalla zona di trequarti in poi, diventa un 1-5-3-2 con Pereyra, partito a sinistra, pronto ad assorbire i tagli di Lozano alle spalle. La volontà era quella di avere maggiore copertura per controllare Osimhen coi tre centrali e soprattutto, serrando le due linee di centrocampo e difesa, pur mantenendo un baricentro medio, di ostruire le ricezioni nei corridoi centrali delle mezzali azzurre e ottenere una superiorità numerica difensiva sulle catene laterali. Una strategia che ben si prestava anche nel disegno offensivo degli uomini di Sottil, tra le migliori squadre in Italia a ribaltare il campo in transizione sfruttando le qualità di "uomo libero" di Delofeu e la gamba di Beto nell'attaccare la zona cieca con gli inserimenti a turno degli interni. L'Udinese, inoltre, in conseguenza a quanto detto, sulla costruzione azzurra adoperava uno schermo e marcatura, ormai solito, su Lobotka e due linee di pressione in zona palla, pronti a capitalizzare ogni minimo errore del Napoli.
Errore che per i primi 80' di gioco sono arrivati davvero di rado per la capolista, la quale riusciva, come spesso gli è capitato in questo avvio, a districarsi nella selva dei "corpi" ammassati tra le linee friulane attraverso un palleggio funzionale per attirare la pressione e poi imbucare in area di rigore. Così è il gol splendido di testa di Osimhen. Oppure colpendo la squadra di Sottil con la sua arma migliore, il contropiede, col gol da futsal di Elmas. Il pressing ultra-offensivo del Napoli pare ormai aver codificato l'innalzamento di Lobotka come vertice del triangolo di centrocampo e l'attacco forte indirizzato dentro al campo di una mezzala sui centrali difensivi avversari.
Al calar del ritmo, sul 3 a 0, l'Udinese è riuscita a creare pericolo alla retroguardia azzurra, anche perché se c'è una vera sofferenza tattica di questo Napoli, volendo fare i pignoli, è rintracciabile nei momenti in cui la squadra si allunga e lascia porzioni di campo troppo estese tra un reparto e l'altro, considerando andamento e minutaggio della gara.
Sia chiaro: al primo giro di boa, il Napoli è in vantaggio sulle altre contendenti in ogni aspetto del gioco e il merito è di Luciano Spalletti. Una squadra fluida, moderna, competente che riesce a inclinare i piani partita avversari seguendo la propria interpretazione di gioco. Una squadra formata da un gruppo di calciatori ambiziosi nello spirito, nelle idee e che si divertono a stare insieme.
Il lavoro di Spalletti e dello staff è tutto qui: aver creato una cultura positiva, volitiva, che traspare agli occhi di tutti, addetto ai lavori e non. Solitamente si impiegano anni, molto anno ed è allora in questa brevità che risiede il grande successo del tecnico di Certaldo.
Mr Bruno Conte
U15 Turris
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