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Arkadiusz Milik: un nome a cui spesso è difficile associare un commento coerente e uniforme. Ciò è dovuto, in buona parte, al suo andamento indubbiamente minato da due infortuni gravi.
Il polacco arriva nel 2016 e aveva l'onere di dover sostituire Gonzalo Higuain. E di certo avere sulle spalle i 36 gol del Pipita non era facile per nessuno: un fantasma enorme sulla spalla. Il centravanti però si è sempre dimostrato calmo e sereno.
Il 9 ottobre del 2016 però arriva la prima tegola in testa: infortunio al legamento crociato, il calciatore è costretto a star fuori per 127 giorni.
Ma a settembre cascasse il mondo, Arek è pronto a tornare! Neanche a dirlo si infortuna nuovamente al ginocchio (l'altro questa volta), il 24 settembre 2017, e resta fuori per ben 158 giorni. Ritorna disponibile il 1 marzo del 2018.
In due anni colui che doveva essere il bomber del Napoli ha passato più tempo in sale operatorie, in riabilitazione e in palestre che in campo. Un vero e proprio trauma per tutti, visti anche i 32 milioni di euro pagati all'Ajax per assicurarsi un rapinatore da area di rigore.
Gli spezzoni fatti dall'attaccante sono sembrati positivi: la scintilla di speranza è sempre accesa nel cuore dei tifosi, dei tecnici e della società, tutti hanno sempre creduto in Arek. Dopotutto sembra assolutamente il minimo dar fiducia ad un giocatore uscito da due infortuni gravi.
Il Napoli dunque è rimasto in attesa, agognando il fantomatico bomber da 30 gol.
Nella scorsa stagione il polacco è stato usato molto da Carlo Ancelotti ed è stato l'unica ed effettiva annata in cui ha potuto esprimersi al massimo delle proprie potenzialità: con i numeri alla mano, ha chiuso l'anno con 20 gol (17 in Serie A, 1 in Europa League, 1 in Coppa Italia e 0 in Champions League) in 47 presenze e precisamente 2966 minuti giocati.
Uno score che risulterebbe non male: venti gol restano venti gol - (senza rigori!) - ma per compiere un'analisi obiettiva bisogna anche vedere nel concreto il peso di tali reti.
Milik ha segnato - in ordine di giornate - contro Lazio, Parma, Empoli, Atalanta, Frosinone, Cagliari, Bologna, Sassuolo, Lazio, Sampdoria, Parma, Udinese, Roma e infine Chievo.
Quest'anno il Napoli ha l'intenzione - come sempre - di scavalcare la Juventus e di non accontentarsi del secondo posto: Ancelotti è stato chiaro, si deve puntare al primo posto. La rosa infatti deve essere implementata con pezzi da 90 che facciano la differenza. C'è bisogno di calciatori già pronti, affermati e affamati. C'è la necessità di giocatori sicuri che permettano il famoso superamento del gap con la Vecchia Signora.
Aurelio De Laurentiis e il tecnico sembra stiano facendo il "pari o dispari" sul centravanti: Milik sì o Milik no? Ogni giorno risulta prezioso. Così come sono preziose le amichevoli per l'allenatore: ieri Arek si è dimostrato lezioso, pigro e - per qualcuno - maleducato e irrispettoso quando di fronte ad una clamorosa palla da gol anziché metterla in rete con una classica incornata da centravanti puro e di razza, l'ha toccata col petto: brutta figura, lui ci ride.
Sembra ovvio chiedersi se sia opportuno puntare tutto sul polacco, in particolare in questa stagione 2019/2020 in cui il Napoli pare avere molto chances a causa di implementi importanti come Manolas, Elmas, Di Lorenzo e altri che probabilmente arriveranno.
Puntare tutto sull'ex Ajax proprio in questa annata in cui tutti sono reduci da un valzer di panchine che ha scombussolato molti: si sa, dopo un ballo veloce, gira sempre la testa e così c'è bisogno di ritrovare il senso dell'orientamento.
Il Napoli però ha già fatto il suo ballo - l'anno scorso - e quest'anno Ancelotti non ha alcun giramento di testa, il senso dell'orientamento ce l'ha, così come i suoi piedi sono ben piantati al suolo.
I vertici della SSC Napoli quindi non possono che chiedersi: è giusto fare all-in su Arkadiusz Milik come bomber della stagione 2019/2020?
C'è inoltre da farsi un'altra domanda, ben più scomoda: "E se Milik fosse questo?". Non c'è più da aspettare che si trasformi da bruco a farfalla, da attendere la metamorfosi da attaccante a bomber. Non ci sono più gli infortuni come attenuante, né tantomeno il periodo di riabilitazioni in cui si è tutti più comprensivi.
Semplicemente Arek è questo: non un bomber, non un rapinatore da area di rigore, non un centravanti di razza pura, non un rapace; bensì un attaccante diverso (non per questo meno forte).
Eppure c'è chi confida nel fatto che Milik non sia ancora Milik: che prima o poi verrà fuori. Ma soltanto il tempo e il campo, come sempre, sapranno dare le risposte a tutte le domande.
Pare emblematico chiudere il tutto con un proverbio: "Chi di speranza vive... disperato muore!"
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