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Si è concluso, per il Napoli, un anno pieno di emozioni. Se lo scorso campionato è terminato un gradino sotto i più grandi, con una Champions ancora da conquistare, quello ancora in corso si ferma, nel 2017, con la soddisfazione del primato in classifica. È vero, non è ancora nulla, come lo stesso Sarri ha ammesso. Il titolo di Campione di Inverno è relativamente importante, non attribuisce premi o trofei. Ma rende bene la dimensione di una squadra che si trovo sotto le luci della ribalta, che, adesso, oltre ad incantare mezzo mondo per il bel gioco, è cinica e concreta, vince e macina risultati positivi, superando gare anche con il minimo sforzo.
In tutta questa giostra evolutiva il merito va dato a tanti. All'allenatore, alla società, ad un tifo a sostegno. Ma, soprattutto, passa per i piedi dei calciatori. Di tutta la rosa completa ma, nascondere l'evidenza non ha utilità. Perché i piedi di alcuni sono migliori, più vincenti, diversi. Con il concludersi dell'anno la redazione di Calcionapoli1926.it, con un sondaggio interno, ha decretato i tre migliori calciatori di questo 2017, stilando una particolare classifica interna:
TERZO POSTO Koulibaly-Hamsik. Esatto, esiste il segno X anche qui da noi. Koulibaly non poteva mancare. Incarna alla perfezione l'evoluzione tattica più importante è decisiva di quest'anno: la difesa. Se il Napoli oggi si trova nel gradino più alto della classifica, lo deve anche ad un'organizzazione nel reparto difensivo che permette alla squadra di non subire molto ed entrare nell'Olimpo dei più forti. Koulibaly, ne è l'emblema. Un diamante grezzo pieno di potenzialità al suo arrivo a Napoli, sbocciato sotto il segno della tecnica e della crescita ordinata. Non si passa. Ma non solo, con lui non si passa e non si guadagna niente. Non lascia nulla sul campo l'Italo-senegalese, nessun cartellino, nessun penalty. È il Napoli ne giova.
Non poteva mancare, però, nemmeno lui. L'uomo più legato sentimentalmente al Napoli e a Napoli. Marek Hamsik, lo slovacco di Castelvolturno che quest'anno, oltre ad aver confermato il suo posto nel cuore dei supporters azzurri, si è guadagnato un posto nella classifica dei record: quello delle reti segnate con questa maglia. Sembrava che i 115 GOL di Diego Armando Maradona fossero un miraggio, poi, per magia, non solo lo ha eguagliato, ma superato con 116 e ruggito la volta successiva, a Crotone, con 117. Noi che a Napoli ci viviamo non possiamo pensare ad un caso: è suo il suo ultimo gol del 2017, segnato al minuto 17', con la sua maglia storica: la numero 17.
SECONDO POSTO Insigne. Il napoletano doc, quello che appartiene a questa terra, ha saputo reinventare se stesso. Spesso tacciato di non essere un calciatore riflessivo, Lorenzo il magnifico ha lavorato bene su quelli che erano i suoi punti deboli. La tecnica non gli è mai mancata ma a volte la sua ostinazione a cercare sempre la stessa giocata individuale, non gli conferiva il giusto riconoscimento. Poi, un po' grazie agli allenatori che ha conosciuto sulla sua strada (Sarri e Benitez su tutti), un po' per una sua naturale evoluzione, è sbocciato come per magia ed ora è uno di calciatori più importanti nel panorama mondiale. Già, il mondiale, quello che l'Italia non disputerà e, a pensarci, fa sorridere che tutti riconoscano nel mancato impiego di Insigne, la causa di questo fallimento. Perché Lorenzo, oggi, fa gola a tutte le società europee, oggi è uno dei migliori nel suo ruolo. Gol magnifici, come quello al Bernabeu contro il Real Madrid, assist al bacio, e tanta forza e tenacia che lo hanno fatto reagire alla grande anche dopo un breve stop per una pubalgia. Ma, quello che ci ha convinti a metterlo sul podio.
PRIMO POSTO Mertens. Non poteva che essere lui. Detta in maniera diretta e popolare, senza fronzoli, e senza iperboli giornalistiche, se non fosse stato per lui avremmo sguazzato nella merda. Ebbene sì, perché un po' la sorte, un po' la filosofia dell'allenatore, (che ne ha, ad onore del vero, anche molto merito), hanno fatto in modo che lui fosse l'unico che poteva togliere la castagna dal fuoco. E il belga non solo l'ha tolta, ma l'ha cucinata e servita. Si è scoperto è inventato attaccante, bomber, senza perdere le sue peculiarità tecniche. Ha spaccato difese avversarie, ha caricato i tifosi, guidato la squadra, segnato gol su gol, servito assist. Ha fatto tutto lui, anche quando, quest'anno, si è nuovamente ritrovato il fardello sulle spalle. Ed ha pianto, lo ha fatto quando Milik, il suo diretto concorrente, si è nuovamente fatto male. Il suo segreto è questo: Dries è prima uomo, professionista, e poi calciatore.
Ha superato battaglie dentro e fuori dal campo, quando lo squallido gossip lo ha investito. Ma lui è più forte, con quell'aria scugnizza di chi si fa scivolare tutto da dosso. Con quell'aria da furbetto che ha sempre voglia di scherzare ma all'occasione sforna serietà e professionalità. Ha trascinato lui il Napoli nel momento più difficile dello scorso campionato ed ha aperto le danze di questa prima, meravigliosa frazione. Ed è solo ed unico. E siamo sicuri che, nonostante la sua altezza non proprio da gigante, camminerà e correrà in area di rigore a testa alta.
Redazione
Roberta Savarese
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