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NAPOLI - L’uomo bionico vive in mezzo a loro: e ne hanno la percezione, certo che sì, perché c’è sempre un Callejon che ti sta al fianco, che tu corra in avanti o anche all’indietro, che tu debba attaccare o anche difendere, che serva un uomo capace di andare ad aggredire lo spazio o che quello stesso spazio debba tutelarlo. C’è un Callejon che in poco meno di quattro stagioni ha messo assieme duecento presenze ed ha pure opzionato il futuro, con un contratto rinnovato l’estate scorsa e con scadenza 2020: quando avrà trentatré anni, insomma, e potrà decidere, a quel punto, se inseguir la storia (del Napoli) o ritagliarsi un futuro diverso. «Ma io sono felice di quello che sto facendo in questa squadra...».
TUTTOLOGO - C’è questo marziano che riduttivamente può essere considerato un’ala (come si diceva una volta) o un esterno offensivo (come invece sembrerebbe): perché nel suo quadriennio napoletano, Callejon ha giocato in tutti i ruoli (quasi), ha cominciato dal suo e poi si è ritrovato a far la punta centrale, il laterale della corsia opposta o anche, persino, quello difensivo, perché quando l’emergenza s’è presentata a sorpresa, lo spagnolo ha abbassato di una trentina di metri la sua zona di competenza ed ha continuato ad esplorare. Corriere dello Sport.
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