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Carlo Ancelotti ha incartato Jürgen Klopp. Un'altra volta. L'allenatore tedesco aveva certamente tirato un sospiro di sollievo alla notizia di non dover ritrovare in campo Lorenzo Insigne, eppure non è il capitano del Napoli la sua maledizione. Molto più probabilmente lo è l'organizzazione che gli azzurri riescono a darsi per imbrigliare ogni volta le maniglie di una macchina quasi perfetta, quale quella dei Reds. Ancelotti è riuscito a modificare ancora creativamente la sua formazione, mandando in analisi chi non riesce a rispondere alla domanda delle domande: rivoluzionare tanto è positivo o no? Diremmo che dipende anche dalla capacità degli interpreti di mettersi a disposizione, secondo anche le loro personali qualità. Abnegazione, di questo si tratta.
Che il Napoli potesse essere capace di non subire la preannunciata goleada, doveva essere un dogma già risolto per i più. La rosa a disposizione degli azzurri è tra le migliori messe su dalla società negli ultimi anni. Una squadra rinfoltita di ottimi calciatori con qualcuno capace anche di indossare i gradi di campione. Quando gli va, se gli va. Le questioni extra-calcistiche delle ultime settimane, invece, avevano evidentemente offuscato la vista degli appassionati ma anche la mente dei protagonisti. Difficile spostare l'attenzione, soprattutto per chi è alle prese con una multa salata. Non tanto per il valore della stessa, ma per le sue motivazioni. Sembra piuttosto evidente che il gesto dell'ammutinamento nasconda un malcontento e una precarietà molto più profonda di un semplice gesto di stizza e insubordinazione. C'era un messaggio da mandare, evidentemente non ben recepito. Tuttavia uno a destinazione è arrivato, ieri sera.
Il Napoli è l'unica squadra, fino a questo momento in stagione, ad aver sconfitto il Liverpool. Al contempo, gli azzurri sono gli unici a essere usciti indenni da Anfield. Potrebbe essere un dato qualsiasi, se non fosse che Klopp ha trasformato la casa dei Reds in un bunker e che gli inglesi siano gli attuali campioni in carica d'Europa. E che i numeri confermino entrambe le realtà. Il Liverpool si è fermato solo contro gli azzurri, quindi l'ultima volta al San Paolo lo scorso 17 settembre. In casa, quest'anno, non ha mai nemmeno pareggiato. Solo in due occasioni ha raccolto un punto: contro lo United in trasferta lo scorso 20 ottobre e ieri sera. Eppure il Napoli è la stessa squadra che a testa bassa ha raccolto solo 4 punti nelle ultime 5 partite di campionato, fornendo una delle peggiori versioni di sé a San Siro, contro un Milan a pezzi e spezzato.
Per lunghe settimane si è pensato che la squadra vista all'esordio in Champions League quest'anno proprio contro gli inglesi fosse un lontano ricordo. Che fine ha fatto il Napoli di Napoli-Liverpool? C'è ancora. Altroché. Tatticamente potremmo dire che è bastato un Maksimovic a destra a metà tra un terzino e un centrale per costruire ancora un incasellamento perfetto nella forma di un 3-5-2, che non smette di divenire 4-4-2. Oppure si potrebbe ancora rispondere menzionando le ripartenze che innesca Mertens, che pare possa creare con Lozano una coppia di fatto e non occasionale. O ancora, e infine per non dilungarci troppo, potremmo ricorrere al ritorno in forma di Allan e a un centrocampo più compatto, più unito anche difensivamente. Va da sé che Koulibaly e Manolas, entrambi da applausi, insieme e in palla non siano così lontano dalla definizione di miglior coppia di centrali in Europa.
La notte è stata impeccabile, e anche qualcosa in più. L'ha conclusa il doppio tweet di De Laurentiis che, dopo aver multato la squadra, a modo suo ha inviato un messaggio di riconciliazione. S'incontreranno, si devono incontrare. I silenzi sono pietre, e le pietre costruiscono muri. Ma ne vale la pena? Vale la pena sprecare tutta questa fornitura di talento e bellezza?
Chi ne uscirebbe vincitore? Avere ragione serve a poco. Una partita di calcio disputata con intelligenza risulta divenire il facsimile di un capolavoro. All'italiana, che così ha vinto quattro Mondiali. Per esempio. Un capolavoro perché ora il Liverpool è in testa al girone di Champions League, ma i numeri dicono possa anche clamorosamente restarci fuori. Tutto è nelle mani dei Reds, che sfideranno il fastidioso Salisburgo dal medesimo obiettivo ottavi. Il Napoli chiuderà in casa contro il Genk, che poco ha da chiedere. Andrà offerta una prestazione per non dipendere da nessuno, ma per una volta, sulla carta, non sono gli azzurri a essere nella posizione di debolezza. Un capolavoro perché qualche accorgimento tattico ha barricato in casa il Liverpool, togliendogli le chiavi di Anfield. E' mancata un'esultanza, solo accennata. Tuttavia, se ognuno tornasse ai posti di partenza a fare quello che sa fare, in casa Napoli ci sarebbe molto materiale per divertirsi. Per riempire di nuovo il San Paolo, per ottenere più punti in classifica, per fare scorta di allegria. Di contratti, multe, scadenze, incomprensioni e lavagnette abbiamo parlato fin troppo. Se ricominciassimo a giocare? Pare che tanto male, in fin dei conti, il Napoli poi non lo faccia.
NB: a Liverpool, comunque, senza Arek Milik, José Callejon e il capitano Lorenzo Insigne. Per dirne tre.
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