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Il Napoli non passa: sconfitta durissima a Roma. Il dottor Jekyll e mister Hyde la sanno lunga e stavolta hanno deciso di stupire (ancora) e darsi appuntamento all’Olimpico: in genere andava diversamente, si alternavano, una partita a testa, e invece stavolta, in un’ora e mezza, la scena è andata divisa. Quasi in parti eque. Per ventisette minuti l’ha giocata uno - è quello un po’ arruffone, distratto e anche distante - e poi è sceso in campo l’altro. In diciotto minuti ha messo assieme sette conclusioni, una traversa e un palo e offerto la possibilità di imprecare contro quella perfida della sorte.
Il Napoli di Roma, l’esatto contrario di quello che ha accerchiato l’Atalanta, è in quella espressione sofferta che Insigne si porta appresso, vagando nel cuore dell’Olimpico, ripensando a questa metamorfosi che avrà anche mille ragioni ma non se ne riesce a scorgere alcuna: perché è complicato spiegare, persino a se stesso, cosa sia accaduto e stavolta non può essere colpa di Giacomelli.
Non penso che sia una questione di testa, né di personalità, vista la statura europea di questo gruppo: ma certi episodi lasciano il segno, hai il sospetto di avere tutti contro. Oggi, l'episodio di Callejon nessuno lo ha visto e il VAR ha fermato il gioco e l'arbitro ha fischiato. Ma se il VAR deve funzionare, deve funzionare per tutti. Siamo consapevoli che non è stata una buona prestazione, forse abbiamo speso tante energie mentali e fisiche mercoledì e oggi non abbiamo dato il 100%. E martedì sarà la partita della vita.
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