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Dal "napoletano d'adozione" Mimmo Pesce che balla la "capitone dance" (esilarante, giuro), passando per il risoluto Bargiggia e procedendo verso le argomentazioni del "rivoluzionario" Pistocchi. Ma non solo, c'è pure l'interista Biasin, lo juventino Zuliani e poi ancora Gian Luca Rossi, il sergente di ferro. C'è Elio Corno... il milanista Crudeli... Pellegatti che da quando Inzaghi ha appeso le scarpette al chiodo non si dà pace.
La domanda è: quanto c'è di genuino dietro il fenomeno dei "giornalisti tifosi" (o quantomeno di parte)? E' curioso che Pistocchi tenga, almeno in linea di principio, alle sorti del Napoli... che sia innegabilmente antijuventino, mentre dal versante opposto, Bargiggia non lesina stoccate alla tifoseria partenopea, avallando, dunque, gli umori di una certa Italia che proprio non riesce a contemplare i successi di un Napoli ad alti. Che siano solo strategie commerciali volte a dividersi le "fette di mercato"? Beninteso, qui nessuno vuole "fare la morale" o pontificare sulle linee editoriali dei network televisivi.
L'unica cosa che, a mio avviso, sarebbe auspicabile è un ritorno ad una diversa e più genuina narrazione del calcio. Non ci sono più i maestri di una volta, quelli che facevano "fenomenologia" dello sport. Il calcio non è solo competizione, ma anche stupore, culto dell'esattezza, poesia. Oggi non ci sono più i grandi maestri (Carratelli a parte), i vari Brera, Palumbo... Probabilmente l'ultimo maestro del giornalismo italiano si chiamava Tiziano Terzani... mi ha raccontato del suo ultimo giro di giostra, mi ha fatto capire (nei limiti del possibile) che significa contare i morti a Phnom Penh... mi ha detto che se ti puntano un fucile tra le palle degli occhi tu devi iniziare a ridere come un matto.
Mi ha fatto leggere le sue lettere contro la guerra, e alla fine mi ha detto che in Orsigna è più dolce morire. Amici, "colleghi"... non state sempre a cerare la pacca sulla spalla dalle (sedicenti) glorie istituzionalizzate.
Siate il futuro, siate l'audacia del nuovo, non crio-conservatevi come gli zombie e soprattutto... un po' di umiltà. Che tu sia uno smanettone del web o una fisicata soubrette televisiva, anche se fai incetta di like (per ovvie ragioni), non atteggiarti a censore che tirerai pure più di un carro di buoi, ma il corpo illude, come i facili consensi. Nessuno si salva col corpo. Il calcio deve essere raccontato, deve essere motivo di coesione... non di scontro.
E gli addetti ai lavori hanno questo annoso compito.
REDAZIONE - .
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