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"Dovrebbe isolarsi, resettare e ripartire. Più ci pensa e più rischia di farlo tardare. Il gol nasce nella mente e poi, solo dopo, decide come mostrarsi: di testa, di piede, con qualsiasi altra parte del corpo che autorizzi una gioia. Arek Milik, l'ultima, l'ha vissuta quasi sei mesi fa. Era il 14 aprile quando col suo mancino, la specialità della casa, segnò contro il Chievo a Verona. Da allora s'è fermato e non riesce a ritrovarsi".
Il Corriere dello Sport ha provato ad analizzare così il momento di Arek Milik. Il polacco infatti ormai s'è convinto della porta stregata, pare a volte rassegnato all'inevitabile: la palla non entra. Col Genk si è raggiunto quasi il divertimento nel vedere come la palla non volesse dar lui la gioia di gridare al gol. Un gol che manca da troppo e inizia a impensierirlo non poco.
VIA I PENSIERI
Non ha senso intestardirsi su quanto non accade e cosa non è entrato. Il polacco non deve perdere il sonno, perché è un momento e ne capitano diversi così nella carriera di un giocatore. I suoi numeri parlano chiaro: lo scorso anno era il bomber del Napoli, non si smette di esserlo dalla mattina alla sera. Nonostante ci sia un Llorente in più. Arek ha bisogno di tranquillità, il gol arriverà nel modo più casuale e improbabile possibile. Come tutte le cose nella vita
Redazione
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