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Succede ieri, sullo scadere del tempo di recupero: Doveri, arbitro designato per il match tra Milan e Napoli, ammonisce per la seconda volta Fabian Ruiz. Tutti sanno che lo spagnolo è già stato ammonito in precedenza e così vede sventolarsi in faccia il secondo giallo e poi il rosso: il colore più familiare per uno nato in Spagna ma quel colore rappresenta anche la sua rabbia. Il numero 8 resta prima sorpreso, confuso, poi sa che una decisione arbitrale non è soggetta a mutamento né revisione: allora c’è la consapevolezza di essere stato cacciato fuori. Così l’azzurro diventa rosso come quel cartellino e chiede: “Ma perché?”.
Lo spagnolo non ha avuto ancora una spiegazione e ci sta ancora pensando, ma una risposta c’è: è colpa della mano invisibile!
SMITH - Adam Smith fu un filosofo ed economista scozzese nato nel 1723. Le sue opere furono pubblicate tra il 1950 e il 1980, precisamente nel 1759 pubblicò “Teoria dei sentimenti morali”, nel 1776 “Ricchezze delle nazioni” e soltanto in seguito alla sua morte fu reso noto la sua prima opera, probabilmente scritta nel 1950, ossia “Storia dell’astonomia”. Queste tre opere hanno un filo conduttore che è sicuramente la sua teoria. Pensiero che cambiò il modo d'intendere l'economia, nessuno prima di lui aveva pensato in quei termini. Smith è infatti inteso come padre dell’economia politica. Le tre opere, come si diceva poc’anzi, sono accomunate dalla teoria della cosiddetta «mano invisibile»: il filosofo era convinto che non ci fosse la necessità di nessun intervento nell’economia (dunque lo Stato non doveva immischiarsi negli affari) in quanto tutto si regolava da sé. L’economia si autoregolamenta e si equilibra da sola, senza la necessità di aiuti esterni. Smith era convinto che dai “vizi privati” in realtà derivassero “pubbliche virtù” come se ci fosse appunto una mano invisibile che è lì a regolare tutta l’economia del Paese. Il tornaconto del singolo in realtà fa bene a tutta la Nazione. L’egoismo personale (inteso in senso positivo) e quindi la volontà del singolo d’arricchirsi produrrebbe un beneficio alla socialità. Celebre è l’esempio del panettiere che ha l’interesse di mettere sul mercato un ottimo pane proporzionato ad un prezzo giusto altrimenti i clienti lo abbandonerebbero per un altro panettiere con un pane migliore o con un prezzo più conveniente.
MARX – Karl Marx fu uno dei filosofi, economisti, storici, sociologici, politici e chi più ne abbia più ne metta, più illustri del 1800. L’opera più famosa è sicuramente “Il Capitale” pubblicato nel 1867 ed in questa come tutte le altre espresse la sua fervente teoria comunista. Il filosofo era in netta opposizione con Smith. Per Marx se si lascia agire il mercato in modo libero, senza interventi esterni per regolare l’economia, tutto continuerà a fluire come sempre. Le cose non cambieranno mai. Se si lascia agire la “mano invisibile” di Smith si acuirebbero le differenze sociali: il ricco diventerebbe più ricco ancora e il povero sempre più povero. Tutto ciò è dovuto in quanto le due classi sociali, la borghesia e il proletariato, essenzialmente hanno interessi completamente diversi a causa del capitalismo. Inoltre il padrone, il capitalista, parte da una posizione di vantaggio che continua a crescere e non si eguaglia con la posizione del proletario che essenzialmente è povero in quanto non ha i mezzi di produzione. Per Marx la ricchezza dei capitalisti stava nei mezzi, non nel risultato. Perché chi ha il mezzo per produrre, può produrre (grazie al lavoro fisico dei proletari) e così guadagnerà, mentre il proletario è una semplice “macchina umana” che non ha una reale ricchezza se non le sue braccia da lavoro. Così secondo lo storico c’è soltanto una soluzione: la rivoluzione! Il proletariato deve aizzarsi e ribellarsi per poter ottenere la distribuzione equa dei mezzi di produzione in quanto ciò produrrà una ridistribuzione uguale del capitale e per fare ciò, per arrivare al comunismo dei beni, è necessario eliminare la proprietà privata.
CONCLUSIONI - Dunque per chi conosce il gioco, risulta semplice ricollegare i pezzi del puzzle. Doveri è stato l'Adam Smith della situazione, l'unico ad aver visto la mano di Ruiz, l'unico che crede ancora nella teoria del filosofo, quella che serve a regolare il mercato... mentre lo spagnolo non è altro che il proletario che Marx descrivere. Il calcio italiano ha però bisogno di un'insurrezione, magari un ammutinamento, un segnale forte affinché qualcuno capisca che il mercato di un Paese non va autoregolamentato da mani invisibili bensì da un comunismo, una ridistribuzione equa. Il calcio italiano è chiamato alla rivoluzione che Karl Marx sta ancora aspettando!
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