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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Giuseppe Bruscolotti ex capitano storico del Napoli ha rilasciato un'intervista alle pagine de La Gazzetta dello Sport. Al centro della conversazione Dries Mertens, uno scugnizzo napoletano nato per caso i Belgio, che a 34 anni si sta dimostrando sempre importante per il la squadra di Spalletti.
Di seguito le sue parole a La Gazzetta dello Sport:
Giuseppe Bruscolotti, storico capitano degli azzurri poi arrivati allo scudetto: questo Mertens è il trascinatore del Napoli?
«Certamente. Ne ero convinto prima della gara contro l’Atalanta ed è arrivata la conferma dopo. Un campione vero. Perché sa capire con velocità le situazioni per poi fare la scelta giusta. Per esempio nel gol di Zielinski ha capito che non aveva spazio per la conclusione e ha servito uno splendido assist. Invece quando ha trovato lo spazio in velocità ha concluso da grande centravanti, pur avendo Elmas libero a fianco. Peccato che poi il Napoli non abbia avuto la forza per difendere quel risultato. Ma resto ottimista, perché il gruppo dà il massimo in ogni situazione e non è facile con tante assenze importanti».
Un Dries così lo riconfermerebbe?
«Io non avrei dubbi. Ma capisco anche che un club possa fare valutazioni diverse, dovendo fare i conti con la crisi economica e l’equilibrio complicato dei bilanci. Un Mertens integro fisicamente, che sta bene come quello attuale, ha qualità ed esperienza da rendere complicata una eventuale sostituzione per la società. E poi per lui parlano i numeri: 141 gol e ancora tanta voglia e capacità di farne. Come ha dimostrato da quando ha ripreso a giocare con continuità».
Tra l’altro parliamo di un “napoletano” verace, anche se nato il Belgio.
«Già. Ciro è davvero è innamorato di Napoli, un amore che la gente ricambia ampiamente. Poco tempo fa gli ho sentito dire: “Quando mi affaccio dalla terrazza vedo il paradiso. Dove trovo una cosa del genere? Sarà dura tornare anche a casa in Belgio...”. Un motivo in più per tenerlo e fargli dare tutto quello che ha per una maglia che ama e che è diventata una seconda pelle per lui. Giocatori così diventano punti di riferimento importanti per tutto il gruppo. Danno il senso della continuità».
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