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Il mental coach Tirelli: “Giocare al Maradona è bello ma porta pressione”

Tony Sarnataro

Giocare al "Maradona", per il Napoli, sta diventando sempre più un problema. Ne ha parlato Stefano Tirelli, mental coach

Giocare al "Maradona", per il Napoli, sta diventando sempre più un problema. Ne ha parlato Stefano Tirelli, mental coach, rilasciando alcune dichiarazioni quest'oggi a Radio Punto Nuovo sui temi attuali. A seguire le sue principali parole.

Problema al "Maradona", le parole del mental coach Tirelli

"Nella testa di un calciatore c'è un'attivazione a livello emotivo, che è un'eccitazione neurofisiologica. Vuol dire che quando dobbiamo realizzare una prestazione importante questo livello di eccitazione può essere ottimale o l'esatto opposto. A volte ci sono due estremi, ovvero la non attivazione e uno arriva molle, quasi spensierato, oppure un eccesso, quando ci sono troppe aspettative, pressione e la stessa dinamica porta una riduzione della performance atletica e della prestazione. Ci sono anche dei valori positivi da rimarcare: le sconfitte con Milan e Inter non sono devastanti nel risultato, c'è stata di fronte una squadra meglio preparata mentalmente o più abituata. Giocare in uno stadio così bello come quello del Maradona è impressionante, però c'è anche chi subisce troppo la pressione. Qui parliamo di mental training, c'è bisogno di allenare la mente. Non sono dentro al Napoli, ma lì ci sarebbe da lavorare in questo senso. Vedendo da fuori mi è sembrata esserci una pressione eccessiva di alcuni giocatori, data da un eccesso di aspettativa. Pirlo aveva la capacità di avere una grande calma che lo contraddistingueva, ad esempio. Alla fine il Napoli ha perso 0-1, non c'è stata una disfatta. Il Milan ha giocato meglio, oggettivamente, e vanno dati i meriti ai vincitori. Sono più sull'equilibrio delle cose, senza essere assolutista su uno o un altro lato".