02:42 min

ultimissime calcio napoli

Massimo Mauro: “Maradona il più forte di sempre. Era un uomo leale”

Giovanni Montuori

Il ricordo su Diego dell’ex calciatore del Napoli

Massimo Mauro, al Napoli per due stagioni dal 1989 al 1991, è stato compagno di squadra di Maradona, ed ha scritto un lungo ricordo per Diego sulle pagine della Gazzetta dello Sport:

“È stato bellissimo! Due anni con Diego a Napoli: uno scudetto ed una Supercoppa italiana. Calcisticamente, dopo Zico a Udine e Platini a Torino, mi sono fatto un regalo. Ho lasciato la Juventus per andare a giocare con il più forte. C'erano grandi italiani: Ferrara, Carnevale, Crippa, De Napoli, Francini, Renica e i brasiliani Careca ed Alemao. Ma Diego era il sogno che scendeva in campo. La dote migliore che aveva Diego non era lo stop o il tiro o il palleggio: era la generosità. Sempre a disposizione dei compagni. Sempre lì, pronto non si nascondeva mai. Da dove spuntasse chi lo sa. Massacrato dai difensori (con le regole di oggi Gentile e tutti i suoi marcatori sarebbero espulsi dopo pochi minuti di partita). Che il più forte di sempre fosse generoso e disponibile non era scontato. Nessun compagno aveva pensieri negativi su Diego. Dava tutto nell'amicizia ed in campo. Era leale. Un uomo di parola. Gli piaceva vincere e lo faceva meravigliando tutti: compagni ed avversari. Ed era concreto. Mai un dribbling fine a se stesso. Vincere era l'obiettivo. È riuscito a portare Napoli al primo posto in Italia e in Europa. Per questo in quegli anni, quando Juve, Milan e Inter la facevano da padroni, la città e il sud intero elessero Diego a suo rappresentante non solo calcistico. Fu il simbolo del riscatto sportivo, ma anche sociale. Lo scudetto vinto tra mille difficolta nell' 89-90 per la vicinanza per tutto il campionato del Milan di Van Basten e Baresi fu la più bella esperienza della mia carriera. Ho solo un senso di colpa nei confronti di Diego: non aver fatto abbastanza per aiutarlo, perché la cocaina certo non era la soluzione dei suoi problemi. Anche un Dio terreno può avere problemi. Era sotto ricatto di se stesso e dell'amore per il calcio. Purtroppo non riusciva a fermarsi e a pensare di più, a intraprendere un programma di disintossicazione. Giocare a calcio in quegli anni lo ha distrutto. Avrebbe dovuto fermarsi e guarire. Il pallone l'ha sconfitto. Per amore della partita, per indossare le scarpe da calcio e giocare, ha trascurato la sua salute ha trascurato i suoi enormi problemi che l'hanno portato alla morte prematura. Sono sicuro che Diego è gia seduto accanto ai grandi della cultura dell'umanita. Le opere di Mozart i dipinti di Van Gogh, i libri di Eco edi gol di Maradona sono opere per sempre. Perché Diego è per sempre”.