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Il 28 maggio del 2011, il Barcellona vinceva la Champions League e si laureava campione d’Europa.

Redazione

Il 28 maggio del 2011, il Barcellona vinceva la Champions League e si laureava campione d’Europa. I blaugrana ebbero ragione del temibile Manchester United, vincendo la gara con il risultato di 3-1. Si giocava nella cattedrale di Wembley,...

Il 28 maggio del 2011, il Barcellona vinceva la Champions League e si laureava campione d'Europa. I blaugrana ebbero ragione del temibile Manchester United, vincendo la gara con il risultato di 3-1. Si giocava nella cattedrale di Wembley, Londra... il tempio del calcio inglese. Il Barça di Messi era una squadra praticamente invincibile, ma i Red Devils di Wayne Rooney non erano da meno, visto che si presentavano sotto le stelle di Londra con il ragguardevole bottino di due finali conquistate nelle tre edizioni precedenti.

Tra le due contendenti, però, non ci fu partita. Messi risolse la pratica senza particolari affanni. Nel post-gara, l'ex terzino dello United, Patrice Evra, si mostrò gagliardo ai microfoni dei giornalisti: "La vinceremo l'anno prossimo, arriveremo di nuovo in finale", disse con aria risoluta. Non fu così. Quello era il sipario del Manchester United, che invero, doveva essere rifondato perché vecchio e logoro (un po' come la Juventus di oggi). Perché scriviamo questo? Ve lo diciamo subito.

Quale che sia l'esito di Cardiff... la storia recente del calcio ci insegna che quando si arriva a toccare con mano il "triplete" (vale per lo United, come detto, ma anche per l'Inter di Mourinho e non serve che vi rinfreschiamo la memoria...), si materializza un inevitabile prosciugamento delle energie nonché delle ambizioni e non è semplice poi ripartire con le stesse motivazioni, specie quando la squadra non ha una inconfutabile tradizione europea. "In che senso?", potreste chiedere...

Senza fare del campanilismo, è evidente che la Juventus non può, almeno in campo internazionale, essere paragonata al Real Madrid. Lo dice l'albo d'oro della "coppa dalle grandi orecchie". Il ciclo della Juve, anche per evidenti ragioni anagrafiche, si avvia a una conclusione. E' però altrettanto vero che Marotta e Paratici sanno come rinforzare la squadra, al netto di ogni considerazione di fatto, che vede la Juve alle porte di una nuova era. REDAZIONE - .