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Lorenzo Insigne è l'uomo copertina del Napoli e in pianta stabile della nuova Nazionale di Giampiero Ventura. Ma chi, ancora acerbo, lo fece esordire nell'Italia alla tenera età di 21 anni fu Cesare Prandelli. Correva l'anno 2012, era il mese di settembre e la gara contro Malta: a Modena, Lorenzo indossò per la prima volta la prestigiosa maglia tricolore.
Da lì inizio un lungo percorso che lo ha portato alla definitiva consacrazione quest'anno, esaltando non solo le qualità da assist man ma riscoprendosi anche un abile finalizzatore: sono 14 le reti messe a segno in campionato fino ad oggi, record nella massima serie.
Sulle righe de Il Mattino, l'ex ct Prandelli ha speso parole d'elogio per il nuovo beniamino della piazza napoletana: Lorenzo Insigne. Ecco uno stralcio dell'intervista:
«Lorenzo lo conosco bene, l’ho portato al Mondiale perché capii che mi trovavo al cospetto di un calciatore che poteva fare la storia della Nazionale: un ragazzo di qualità e personalità che poteva ricoprire tutti i ruoli».
Ora Insigne è nel pieno della crescita: un rendimento stratosferico il suo, 14 gol in campionato, tanti assist, 31 partite consecutive da titolare coppe comprese. Come spiega la sua esplosione? «Adesso si sta rendendo conto fino in fondo delle sue qualità. Un attaccante atipico per la sua grande qualità perché Lorenzo è dotato anche di una grande resistenza».
Come lo descriverebbe? «Un ragazzo che fa un lavoro importante per la squadra, ricama gioco con naturalezza, vede la porta e ha personalità: un giocatore completo che sta dimostrando tutto il suo valore».
Una crescita soprattutto di testa: ora ha più consapevolezza delle sue qualità? «Direi proprio di sì, ora è cresciuto in convinzioni: sarà un giocatore determinante per il Napoli e la Nazionale».
Quanti sono i meriti di Sarri nella sua crescita? «Tanti, lo ha valorizzato al massimo, soprattutto quest’anno ha avuto una crescita straordinaria».
Un Insigne sempre più a tutto campo: la doppietta alla Lazio e il salvataggio sulla linea su Patric. «Lorenzo riesce a fare tutto ciò perché ha caratteristiche di resistenza straordinarie. In questo momento è sicuramente più maturo e consapevole delle sue capacità».
Quanto è importante per il futuro del Napoli? «Tantissimo e non solo per le sue caratteristiche tecniche e per la sua crescita sotto tutti i punti di vista. Lo è per la sua napoletanità, il suo senso di appartenenza fortissimo alla squadra della sua città. Giocatori così possono trasmetterti sicuramente quel qualcosa in più a livello di sensazioni».
Può essere determinante per la Nazionale grazie alla sua qualità: è uno dei pochi veri talenti in circolazione? «Potrà diventare un punto fermo perché ce ne sono pochi in giro di attaccanti con le sue caratteristiche: sa dribblare, puntare in profondità e ha grande facilità di corsa per recuperare in fase di non possesso palla».
Lo definirebbe un 10 atipico? «Lo definirei un attaccante completo, moderno che può giocare in due-tre ruoli diversi».
Come spiega la sua continuità di rendimento? «Per le caratteristiche fisiche e per la sua esperienza che è sicuramente cresciuta e lo porta a gestire meglio anche le energie nel corso di una partita». REDAZIONE - Antonio De Crecchio.
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