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Lorenzo Insigne all’interno del famigerato 4-2-4 è come un ballerino di flamenco nel

Redazione

Lorenzo Insigne all’interno del famigerato 4-2-4 è come un ballerino di flamenco nella casa del jazz. Incompatibilità totale. C’entra zero e dispiace che un allenatore profondamente studioso come Ventura, diventato...

Lorenzo Insigne all’interno del famigerato 4-2-4 è come un ballerino di flamenco nella casa del jazz. Incompatibilità totale. C’entra zero e dispiace che un allenatore profondamente studioso come Ventura, diventato selezionatore per meriti acquisiti sul campo, sia caduto in una trappola del genere. Insigne nel 4-2-4 fa la mezzala, non punta l’uomo, viene snaturato, in questo modo non si riesce a valorizzare un bagaglio indiscutibile e riconosciuto in tutto il mondo.

Sarri aveva provato a schierarlo come trequartista alle spalle di due punte, un esperimento durato qualche partita e nulla più.

Perché poi, in nome del 4-3-3, Insigne ha spopolato e continua a spopolare. Se il Napoli lo mettesse sul mercato, non avrebbe prezzo. Infatti non lo mette e quando ha provveduto al rinnovo del contratto ha anche evitato di inserire una clausola che – con l’aria che tira – sarebbe stata una tagliola.

Insigne ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi, punta l’uomo e lo salta con una facilità estrema riuscendo spesso a inquadrare la porta con le sue inimitabili conclusioni a giro. Beato chi ha saputo valorizzarlo, il Napoli se lo gode. Peggio per chi è stato artefice di un sacrilegio del genere, il 4-2-4: è stato come imbrattare una cornice pregiata e apprezzata in tutto il mondo. Imperdonabile. Pedullà.