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Caro Marek,
sembrava impossibile eppure siamo arrivati qui: all'epilogo, alla fine.
Hai lasciato i tuoi tifosi sotto shock, sconvolti. In balia di emozioni. Vittime inconsapevoli e impotenti. Nessuno ha capito, nessuno sapeva: soltanto tu eri a conoscenza. Tutti inebetiti, di fronte alla notizia che sarebbe stata l'ultima partita con la casacca azzurra, storditi come spesso è accaduto davanti alle tue giocate, ai tuoi gol.
Tutto partì nel lontano 28 giugno 2007, il Napoli comprò un giovane centrocampista di 20 anni dal Brescia per 5,5 milioni di euro. Scegliesti la maglia numero 17 e questo fece paura a tutti. Marek non lo sapevi ancora a quel tempo, ma l'avresti imparato: i napoletani sono scaramantici "assai" e quel numero per tutti significava soltanto: "A' disgrazzia!".
"Ma è un pazzo!" pensò una città intera di fronte a quella scelta. Tu invece con tanta ingenuità e semplicità, quella che ti ha sempre contraddistinto, fosti sincero e zittisti tutti così: "La mia data di nascita contiene tutti 7 ma era già stato preso, allora ho scelto 17". Semplice, non fece una piega. Ma forse neanche tu sapevi che quel numero ti sarebbe stato cucito addosso in modo perfetto. Tatuato sulla schiena, sulla pelle. Indelebile esattamente come la tua immagine.
Marek sei iconico. Sei un simbolo di Napoli ormai al pari di Maradona, Pulcinella, il Vesuvio, la pizza e chi più ne ha più ne metta. Tu, con quel numero stampato nel cuore, con quel colore azzurro come il mare che ti piace tanto, come il tuo soprannome "Marechiaro". Tu con quella cresta: immobile, come sarà il tuo ricordo nella memoria.
Indelebile l’immagine del tuo ruggito in quelle giornate difficili, quelle in cui ti sentivi la responsabilità pesare sulle tue spalle. Un ruggito che metteva a tacere chiunque stesse intorno, raggelava e impauriva il tuo grido: liberatorio, catartico. Sei sempre stato un ragazzo silenzioso, di pochissime parole, le hai centellinate negli anni e così quando scendevi in campo quel ruggito conteneva tutto il tuo silenzio, le tue parole mancate e accumulate, catalizzate tutte in quel momento.
Immutabile l’immagine di te quando in seguito ad un gol ti avvicinavi ai tuoi tifosi e ti immobilizzavi: come una statua. Eri eretto, immobile con le braccia sui fianchi. Osservavi negli occhi i tuoi tifosi e tacevi, ancora una volta. Eri statuario, marmoreo mentre uno stadio gremito ti osservava completamente inebriato dall’amore incondizionato per te.
Immutabile la tua immagine mentre ti accarezzavi, ti aggiustavi, ti raddrizzavi la cresta. Marek, nessuno te l’ha fatta abbassare quella maestosa criniera particolarissima, uguale a nessuno se non a te stesso. Nessuno è riuscito a piegartela, a plasmarla: nessuno è riuscito a cambiarti. Sei arrivato come un ragazzino di 20 anni con un cuore buono e te ne vai come un uomo di 31 anni con lo stesso cuore buono di sempre.
Marek sei il simbolo della Napoli che ci piace, quella Napoli buona, fedele. Quella Napoli che è “e’ core”, come te. Napoli è una città unica e tu l’ha capito dal primo momento e non l’hai voluta più lasciare. Negli occhi della gente ha riconosciuto qualcosa di familiare, di simile: la lealtà, la pulizia, la bontà. Marek hai capito che soltanto Napoli sarebbe stata la tua anima gemella perché in fondo eravate uguali.
Si potrebbe dire che in realtà una scelta non c’è mai stata, perché tu e Napoli eravate da sempre predestinati ma negli anni non sono mancate le tentazioni e così tu, Marek, hai scelto Napoli ogni singolo giorno della tua vita così come ha fatto la città. Ti ha scelto, come bandiera di una squadra che ha avuto il giocatore più forte al mondo. Napoli ti ha scelto come proprio capitano, come leader.
Sei cresciuto a Napoli ed hai cresciuto a tua volta il Napoli. Il San Paolo ti ha cullato e tu l’hai cullato tra i tuoi tatuaggi e la tua cresta in quelle notti più magiche di altre. Quelle sere in cui ti sei fermato sotto la curva di fronte ai tuoi tifosi, amici, fratelli ed hai intonato quelle note di quella canzone che ora più che mai si addice e fa commuovere.
E così vuole ricordarti il tuo popolo, quello che hai scelto tu e quello che ti ha scelto: un amore indissolubile. Napoli vuole stamparsi nella mente e nel cuore, come ultimo ricordo, il tuo sorriso timido ma divertito, i tuoi occhi leggermente lucidi e la tua voce che canta a squarciagola: “Oje vita, oje vita mia, oje core 'e chistu core”.
Marek perché tu “si stat 'o primmo ammore e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' nuj”.
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