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Lazio, è un crollo che preoccupa. Immobile: “Troppi blackout”

Redazione

ROMA – Ciro Immobile non ha detto tutto, ma quasi: ‘Stavamo giocando bene, poi sono venuti fuori i nostri soliti minuti di blackout. Il Napoli ci ha messo sotto ed è riuscito a farci gol dopo che gliene avevano appena annullato...

ROMA - Ciro Immobile non ha detto tutto, ma quasi: 'Stavamo giocando bene, poi sono venuti fuori i nostri soliti minuti di blackout. Il Napoli ci ha messo sotto ed è riuscito a farci gol dopo che gliene avevano appena annullato un altro. L'aspetto mentale è mancato'. Le parole del centravanti, subito a segno con un gol meraviglioso, sintetizzano i problemi di una insufficiente Lazio, piegata dal Napoli nell'esordio all'Olimpico. E già nei precedenti test amichevoli, contro Arsenal e Borussia Dortmund, i biancocelesti avevano perso offrendo prestazioni deludenti. Il nodo è nella testa, come dice Ciro il leader: i blackout cui si riferisce Immobile, la scorsa stagione costarono l'eliminazione in Europa League (il 4-1 di Salisburgo) e poi la mancata qualificazione alla Champions.

INZAGHI E LE MOTIVAZIONI - Ecco, proprio il peso del sogno solo sfiorato e svanito negli ultimi minuti dell'ultima partita (contro l'Inter), quella clamorosa occasione mancata dopo anni di rincorse, è come se fosse ancora lì a soffocare i pensieri dei calciatori di Inzaghi. Un macigno che non è stato completamente rimosso. Il segreto della Lazio era la leggerezza, invece. Inzaghi spera di ritrovarla al più presto, anche se la sfida di sabato allo Stadium - contro la Juve di Cr7 - non ispira pensieri positivi. Non è un caso che alla vigilia della partita con il Napoli, il tecnico abbia spinto forte sul tasto delle motivazioni. Come se si fosse accorto, in questo precampionato, che il gruppo abbia smarrito quelle - feroci, decisive - della scorsa stagione.

Allenamenti svolti con puntualità e applicazione, ma senza la determinazione che portò a battere subito la Juve in Supercoppa nell'agosto 2017. Una preoccupazione legittima, da parte di Inzaghi, perchè dopo gli ottimi risultati degli ultimi due anni le aspettative nei confronti della Lazio sono aumentate: la Champions non è più un sogno ma un obiettivo dichiarato, impossibile da centrare se gli stimoli non sono all'altezza delle ambizioni.

MILINKOVIC E LUIS ALBERTO - A proposito di motivazioni da ritrovare, i due top player della Lazio hanno profondamente deluso all'esordio. Spenti, lenti, pigri. Perfino irritanti. Chiaramente frastornati dalle voci di mercato che hanno coinvolto il serbo per l'intera estate e lo spagnolo nelle ultime ore (offerta importante del Siviglia a lui e alla Lazio): magari non è facile dare il meglio di sè quando hai appena visto sfumare il contratto della vita, ma questo non può diventare un alibi per giocare così male. Tanto più che la Lazio ha già messo in agenda rinnovi di contratto - con sostanzioso aumento - per loro e per Immobile, i più corteggiati sul mercato. Inzaghi ripete che Milinkovic si è messo subito a disposizione, e in effetti si è allenato sempre con impegno, ma al tecnico serve il gigante capace di decidere le partite da solo. E lo stesso discorso vale per Luis Alberto, irriconoscibile già nei test estivi.

FUORI FORMA - Contro il Napoli, la Lazio è durata 30 minuti. Quindi oltre all'aspetto mentale, viene chiamato in causa anche quello fisico. Sono mancate le gambe. Grave, in questo senso, l'assenza per squalifica di Leiva e Lulic, sostituiti da Badelj e Caceres in ritardo di condizione (soprattutto il croato, arrivato da 15 giorni). Poi c'è la questione dei nuovi che devono ancora ambientarsi, anche se l'esordio di Acerbi è stato confortante e lo stesso Badelj, fin quando le gambe hanno retto, ha offerto una buona prova. Da scoprire invece i vari Correa (interessanti un paio di spunti nella ripresa), Durmisi (panchina) e Berisha (infortunato). Insomma la squadra titolare è quella dello scorso anno, con il solo Acerbi al posto di de Vrij.

LA SOLITA DIFESA - Non solo testa e gambe. Anche l'aspetto tattico va migliorato. Stesso modulo (3-5-1-1), stessa tendenza della difesa a subire troppi gol. Inzaghi ha lavorato molto in ritiro su questo, chiedendo un più attento lavoro in copertura ai 'quinti', cioè ai cursori di fascia. Però poi l'errore decisivo è arrivato proprio da uno di loro: Caceres si è fatto scavalcare dal solito lancio di Insigne (non adeguatamente contrastato, altro errore classico) verso Callejon. Un movimento inutilmente studiato in ritiro per due settimane, visto che il gol dell'1-1 - allo scadere del primo tempo - è stato costruito esattamente in quel modo. Insomma sulla fase difensiva Inzaghi dovrà continuare a lavorare.

E poi sperare in un miglioramento di Caicedo e del giovane Rossi come vice-Immobile, visto che in pieno forcing per tentare di agguantare il pareggio, il tecnico ha fatto entrare il centrocampista Cataldi invece di uno dei due attaccanti in panchina. Ma siamo solo alla prima di campionato, la Lazio - una volta che i nuovi saranno entrati in forma e in sintonia con gli altri - ha una rosa in grado di lottare per arrivare tra le prime quattro, a patto di ritrovareleggerezza, solidità difensiva e soprattutto le giuste motivazioni, cioè la feroce voglia di vincere che l'anno scorso l'aveva portata - tra l'altro - a battere la Juve per ben due volte. Repubblica.