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L'edizione odierna de Il Mattino riporta alcune dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis alla vigilia della nuova edizione del campionato di Serie A, durante la quale il Napoli sarà guidato da Carlo Ancelotti.
Queste le considerazioni del patron azzurro: "Se avessimo cambiato molti giocatori avremmo dovuto aspettare. Infatti Ancelotti ha subito preferito allenare questi campioni che ritiene interessanti. Servono pazienza e tempo. Nessuno può mettere in discussione una figura come Ancelotti ed un organico che ha portato 91 punti ed è stato rafforzato con Verdi, Ruiz, Karnezis, Malcuit e Ospina per dare tempo a Meret di rientrare".
CONTESTAZIONI - "L’errore è quello di non distinguere il tifo generale da una piccola minoranza delle curve. In realtà vorrei vedere chi sono coloro che hanno affisso i manifesti in città sin dai primi giorni del ritiro a Dimaro quando il mercato si era appena aperto. È chiaro che c’è uno scontro frontale tra la società e delle piccole frange di tifosi delle curve. Ho deciso di vivere nel mondo del calcio e di fare impresa ed è questo il grosso problema che mi divide dalla filosofia di alcune minoranze di tifosi: loro ragionano con il cuore e questo è apprezzabile e condivisibile però è altrettanto vero che non parliamo più di club ma di società per azioni e che bisogna fare impresa. Quindi le motivazioni del cuore devono convivere almeno al 50 per cento con la ragione. E la ragione è solo la matematica: avevo una squadra che ha fatto 91 punti, il record della storia del Napoli e non ho venduto nessuno. Anzi Koulibaly mi è costato più di un grandissimo acquisto per poterlo mantenere e non farlo andare in altri lidi. E il mio tergiversare nei confronti di Sarri ha ottenuto una duplice garanzia: lui e il Chelsea non possono, per accordi raggiunti, comprare i nostri calciatori. Questo vuole dire serietà, perché se avessi voluto soltanto guadagnare avrei considerato un’occasione il passaggio di Sarri al Chelsea. Perché avrei potuto telefonare a Marina Granovskaia e chiedere 300 milioni per Tizio, Caio e Sempronio e avrei ricomprato con una manciata di milioni dieci giocatori: questo avrebbe dovuto fare imbestialire, ma non è stato fatto".
POLEMICA CON DE MAGISTRIS - "Se ha affermato che io non ho investito un euro nel San Paolo è una dimostrazione di come lui non sappia fare il sindaco, perché non sa nemmeno quello che accade in casa sua. Noi abbiamo investito nello stadio tantissimo e De Magistris deve stare attento, perché se gli dovessi chiedere i danni che mi hanno procurato lui e la precedente amministrazione in questi 14 anni mi farei quattro risate. De Magistris la deve smettere di fare il populista e il Masaniello. Quando gli feci notare, tre anni fa, che il San Paolo era un cesso e gli feci una proposta di investimento personale di 18 milioni, Auricchio si permise di snobbarmi, asserendo che il Comune avrebbe messo 25 milioni per il restauro del San Paolo attraverso il Credito sportivo. Era in malafede o ignorava che una banca non può finanziare un Comune in dissesto? Nell’ultimo anno ha continuato a prenderci in giro, ma in realtà prendeva in giro soltanto se stesso e i tifosi napoletani. Per le Universiadi si era preoccupato soltanto di farsi assegnare cinque milioni per il rifacimento della pista di atletica e l’illuminazione, ignorando che la Uefa non avrebbe più permesso l’utilizzo di seggiolini fuori norma. Ho pregato l’amico De Luca, a cui compete la gestione per i fondi delle Universiadi, di finanziare 15 milioni a De Magistris per il rifacimento dei seggiolini e la messa a norma totale dello stadio San Paolo. Il vero problema dello stadio è che il Comune è totalmente incapace di fare la gestione ma la cosa più grave è che non dicono mai la verità".
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