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De Laurentiis attacco alla Juve: “Agnelli potenti, si condiziona anche con il silenzio”

Redazione

Ciak si gira con De Laurentiis: «Quattordici caffè, un cappuccino e un tè». Attimi di silenzio. «Come, mi scusi?». Alla reception del lussuoso hotel milanese non capiscono l’ordinazione. Aurelio De Laurentiis è...

Ciak si gira con De Laurentiis: «Quattordici caffè, un cappuccino e un tè». Attimi di silenzio. «Come, mi scusi?». Alla reception del lussuoso hotel milanese non capiscono l’ordinazione. Aurelio De Laurentiis è però di buon umore. Sorride beffardo alla cornetta e scandisce lentamente il messaggio. Chissà se nelle ultime ore di calciomercato, nella febbrile trattativa per Politano, c’è stato un quiproquo simile sulla (bollente) linea col Sassuolo. Il presidente del Napoli è ben disposto a parlarne, mostrando addirittura gli sms scambiati con Giovanni Carnevali, a.d. neroverde. «Tutto parte però col Viperetta (Massimo Ferrero, presidente della Samp ndr), due giorni prima», spiega. E' l’inizio di una lunga chiacchierata, che dal mercato si sposta poi sulla corsa scudetto e la Var. Senza lesinare qualche stoccata alla Juventus.

Vi state giocando lo scudetto e l’opinione comune è che i bianconeri siano più attrezzati, mentre voi avete il gioco e Sarri come armi in più…

«Non sono d’accordo. Abbiamo grandi giocatori in rosa e siamo l’unico club in Serie A senza debiti con le banche. Siamo cresciuti tanto da quando ho preso la società su di un pezzo di carta in tribunale. Oggi il Napoli fattura un terzo della Juve, ma i nostri conti sono migliori dei loro. La Juventus però appartiene alla famiglia più potente d’Italia da 100 anni. Non è una questione di soldi, ma di rapporti che possono anche silentemente creare condizionamenti. A tutti i livelli. Un esempio? Con Sportfive loro hanno avuto in regalo due terzi dello Stadium. A me sono serviti 7 anni per transare dei finanziamenti che ho dato al Comune, altrimenti non avrei potuto giocare al San Paolo».

Sulla Juve ci torniamo poi. Facciamo un passo indietro alla vicenda Politano. Diceva del «Viperetta». Ci racconti…

«Eravamo all’Hilton e gli lancio l’idea: “Vendi Caprari al Sassuolo per 10 milioni”, così noi avremmo potuto prendere Politano. Lui mi richiama dopo un po’: “Ne voglio 18”. Io rilancio con 16, anche se in realtà la trattativa avrebbe dovuto farla con Carnevali, non con me. Quindi il Viperetta mi manda un sms con scritto: “Trattativa chiusa”. A quel punto Politano l’avevo cancellato dalla testa».

Sino al 31 gennaio.

«Già. Alle 21 dell’ultimo giorno di mercato, Carnevali mi contatta e mi dice che Politano si può fare, perché stanno chiudendo Farias col Cagliari. In aggiunta vogliono Ounas in prestito e 15 milioni più il prezzo pagato dal Sassuolo per Farias. Loro dicevano 10 più 3 di bonus, anche se il proprietario dei sardi Giulini aveva rivelato al mio direttore sportivo Giuntoli come la cifra reale fosse 8 più 2. Non sono convinto, ma faccio buon viso a cattivo gioco. Mi dico, buttiamo questi soldi dalla finestra: accetto di pagare 28 milioni più uno di bonus. Siamo d’accordo anche sulle modalità: prestito biennale a 8 milioni di euro più riscatto obbligatorio di 20 milioni al primo punto fatto dal Napoli da gennaio 2019 in poi. E un milione di bonus in caso di scudetto. Prepariamo tutte le carte e i contratti e spediamo in tempo al Sassuolo la documentazione firmata. Erano le 22 e 47. Alle 23 chiudeva il calciomercato».

Politano però non è diventato un giocatore del Napoli.

«Il Sassuolo ci risponde alle 22 e 55 con due paginette solo su Ounas, senza timbro e firme. Chiamo Carnevali e gli dico: “Ma che stai facendo?”. Lui risponde che aveva problemi di linea e fax. Nell’era della Pec. Lasciamo stare».

Gira voce fosse proprio la Juve a volervi mettervi i bastoni tra le ruote.

«Non sono io a dirlo. Il giro l’ho capito, ma non faccio dietrologia. Sono fatalista e allora meglio così. Stimo Politano, che era entusiasta di venire al Napoli, ma non vale tutti quei soldi. E se qualcuno mi ha fatto risparmiare 29 milioni, mi ha fatto un favore, non un torto».

Ok, ma i tifosi ci sono rimasti male. E alla fine l’esterno d’attacco non è arrivato…

«Da quando la piazza sa far mercato? Il tifoso vuole solo la corrida e ci rimane male sempre. Ma io non sono un politico, non devo cercare consenso. Anzi, bisogna imparare a tirarsi indietro (De Laurentiis arretra di un passo ndr). Si parlava di dare un aiuto a Callejon, ma in 4 anni José ha giocato praticamente sempre. E da esterno può agire pure Zielinski, come si è visto».

Verdi però l’aveva preso.

«Un colpo per il futuro, più che per l’immediato. Verdi a differenza di Politano poteva giocare in tutti i tre ruoli d’attacco. Era tutto fatto, con il Bologna e l’agente Branchini: mi costava 25 milioni. Praticamente lo aspettavamo già al campo d’allenamento, quando è arrivata una chiamata: “Il ragazzo non se la sente”. Sotto c’è l’Inter? Non lo so e non mi interessa. Uno deve essere felice di venire al Napoli, altrimenti.».

Perché non provarci allora sul serio con Deulofeu? E' andato al Watford in prestito.

«Ditemi: Sarri quando l’avrebbe fatto giocare? Con Maurizio abbiamo fatto una riunione di mercato a Figline Valdarno, dove mi ha detto che per lui Deulofeu non ha le caratteristiche per essere utile alla causa. Fine».

Che è successo invece con Younes?

«Per gravi problemi famigliari ha scelto di ritardare l’arrivo a Napoli. Lo aspettiamo, a luglio sarà dei nostri, il contratto è già depositato in Lega, come per Ciciretti. Anche se c’è stata una triangolazione con i tedeschi amici degli amici.».

Si riferisce al Bayern, società «alleata» in Europa della Juve? Allora era vera l’interferenza bavarese sull’affare Napoli-Younes.

«Lo ha detto lei, non io. Però ci pensi bene: Juve, Bayern, Eca (European club association ndr), Uefa. Ha capito il film?».

Per un motivo o per l’altro, alla fine il mercato invernale del Napoli ha portato poco o nulla.

«Il mercato di gennaio si chiama non a caso di riparazione. Il Napoli nel 2017 ha fatto 99 punti e a gennaio ha sempre vinto in campionato. Cosa doveva riparare? Stiamo recuperando Ghoulam, che spinge per rientrare già da un paio di settimane e anche Milik è sulla via del ritorno, tanto che abbiamo lasciato Inglese agli amici del Chievo. Il nostro mercato è sempre aperto, ma non può essere di riparazione. Al limite prospettico. Infatti abbiamo preso Machach, un giovane centrocampista di talento. E abbiamo perso solo Giaccherini e Maksimovic, che non stavano giocando mai».

Vince il Napoli, ma vince sempre anche la Juve: per lo scudetto sarà decisivo lo scontro diretto a Torino?

«Per me no. Saranno molto più decisivi infortuni e sviste arbitrali o “varriane”, se mi consentite il termine.».

Aspetti un attimo, lei è sempre stato favorevole alla Var. Ha cambiato idea?

«Assolutamente no. Sono ancora convintissimo che sia una bella novità e crea pure suspense. Però serve umiltà per migliorarla. Tipo un organo superiore che in settimana passi al setaccio tutto quello che è successo per cercare di apportare delle modifiche. A me personalmente piacciono quegli arbitri che hanno il coraggio di correre e andare a rivedere il replay di un’azione ogni volta che hanno un dubbio e possono farlo. Meno quelli che non lo fanno».

Sembra invece che alla Juventus la Var non piaccia proprio.

«Sapete come va il mondo».

Ci dica la verità: De Laurentiis ha paura della Juve? «Io non ho paura di nessuno. Ho fatto girare film in Congo o in Nigeria, dove c’era in ballo la vita delle persone. Che paura può farmi il mondo del pallone?». GdS.