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Perché punire un solo “tifoso” suona come l’ennesima presa in giro all’italiana
Come abbiamo scritto nella mattinata di oggi, la Questura di Firenze ha identificato il tifoso della Fiorentina che dalla Curva Fiesole ha offeso con insulti razzisti il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly. A riportarlo è la redazione di Radio Bruno. Grazie alle immagini fornite dalla Fiorentina e al lavoro degli uomini di campo del club viola, si è risaliti a un ragazzo di età compresa tra i 25 e i 30 anni che andrà a giudizio e sarà poi daspato.
C'è però un aspetto di questa notizia che non può non lasciare un senso di profonda inquietudine mista a tristezza. Discutere SOLO del singolo tifoso razzista che si è scagliato contro il trio africano del Napoli significa - e lo diciamo molto serenamente - non avere chiara la percezione della piaga "razzismo negli stadi". Ok, è giusto sanzionare il comportamento di chi ha voluto umiliare (almeno nelle intenzioni) il nostro vice-capitano. Il problema però è diffuso - a Firenze come nel resto degli stadi del nord Italia - e gli interventi delle istituzioni non devono punire il singolo "a mo' di capro espiatorio". C'è un lavoro serio da portare avanti e servono ben altre misure. A chi dice che quello era l'unico tifoso dello stadio a essersi macchiato di razzismo (si è scritto anche questo) rispondiamo che al netto di ciò che emergerà dalle indagini, i cori di discriminazione territoriale erano particolarmente nitidi, specie nel pre-gara. Si levavano dagli spalti del Franchi e francamente abbiamo seri dubbi che anche in quel caso fosse colpa di un solo decerebrato. Le misure contro il razzismo devono essere più nette: con lo 0-3 a tavolino (o con la chiusura del settore "incriminato") sarebbero gli stessi tifosi perbene ad allontanare la feccia dagli stadi.
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