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Supercoppa Juve-Napoli - Per quanto figlio di dati ineccepibili, il "risultatismo" decreta la fine della critica applicata al calcio. Ed è memorabile il cat-fight tra Massimiliano Allegri e Daniele Adani, uno scontro mediatico che è passato alla storia (risale al 2018). Il primo, intervenuto nel post gara di Sky Sport, disse: "Il calcio è semplice e non c'è troppo da ragionare". Chi è più forte, spesso e volentieri, per utilizzare una metafora cestistica "si prende il tiro da tre punti... e poi fa canestro". Adani invece, pur riconoscendo la "tirannia del talento", sosteneva che anche l'organizzazione di gioco, al di là delle effettive capacità del singolo, può fare la differenza per decidere le sorti di un match.
Il giorno dopo Juventus-Napoli i giornali ci riferiscono di una Vecchia Signora dominante e di un gruppo, quello azzurro, piuttosto pavido al cospetto dei campioni d'Italia. Secondo il parere di chi scrive, la partita andata in scena al Mapei Stadium non è particolarmente dissimile dalla finale di giugno, quando un Napoli coriaceo e stretto nei reparti ha tenuto testa al collettivo bianconero. Ed è francamente incredibile constatare quanto gli episodi incidano sulle valutazioni omnicomprensive del gioco.
Beninteso, ieri il Napoli avrebbe potuto fare di più ed è senz'altro vero che la Juventus era in netta difficoltà. Sì, insomma, al di là dalla filosofia con cui approcciare alla gara, anche ragionando sulle prestazioni dei singoli... i giocatori avrebbero potuto optare per un po' più di "cazzimma...". Il dato sul possesso palla premia i ragazzi di Pirlo (56 %), eppure Madama, a prescindere da uno sterile palleggio, è stata raramente pericolosa per Ospina.
Più equilibrato invece lo score dei tiri in porta: 11 per la Juve e 8 per i partenopei. Questo dato, piuttosto generico a dire il vero - dal momento che fa riferimento ai tentativi a rete - rivela un sostanziale equilibrio tra le due forze. Infatti, Juventus e Napoli hanno creato entrambe tre palle gol nitide (per il Napoli si ricordano due tentativi di Lozano e uno, sciagurato, di Insigne).
La statistica relativa ai possessi persi dice 122 per la Juve contro i 113 del Napoli e questa fattispecie di pura garra conferma il sostanziale equilibrio tra le due contendenti nella zona nevralgica del campo. Delusione a parte, il Napoli sembra funzionare molto meglio con Demme e Bakayoko insieme, ed esprime così la sua vocazione contropiedistica.
La sensazione - che può tornare buona anche per il futuro - è che la squadra di Gattuso (leggasi il progetto tecnico), non avendo ancora una sua precisa identità di sistema, potrebbe trovare maggiori certezze favorendo le qualità dei singoli. In altre parole, un centrocampo muscolare può fare da scudiero al talento degli avanti. Lozano deve poter sprigionare i suoi "cavalli" in profondità, mentre Insigne può anzi, deve essere libero di creare... fermo restando che la sua diligenza tattica resta un fiore all'occhiello.
Tornando per un attimo alla partita, ieri i salvataggi miracolosi di Szczesny hanno fatto tutta la differenza del mondo. Lo score dei big saves dice 3 a 1 per la Juventus e, se escludiamo un tiro smorzato di Ronaldo a inizio ripresa e consideriamo che l'unica parata decisiva di Ospina è arrivata in pieno recupero, questo ci fa capire quanto la contesa sia stata decisa dall'estremo difensore polacco. Insomma, pur volendo ignorare aspetti relativi al palleggio (perlopiù sterile quello bianconero, altro che calcio liquido...) le due squadre si sono equamente divise la posta in palio.
E allora non ha molto senso parlare di un Napoli poco coraggioso. Avrebbe molto più senso parlare di una squadra che dopo oltre un anno di gestione tecnica, sta ancora cercando spasmodicamente la sua collocazione tecnico-tattica. Quello è il vero tema su cui discutere.
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