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Come sempre arriva il match più atteso della stagione: anche in tempi non sospetti, quando il Napoli non era definito l'Anti-Juventus, questa partita aveva sempre un qualcosa di diverso.
Da anni inoltre, da quando gli azzurri si trovano nella parte più alta della classifica, lo scontro risulta ancora più importante, fino ad arrivare all'anno scorso in cui lo Scudetto è stato a pochissimi punti. Soltanto un punto dopo l'incredibile partita all'Allianz Stadium del 22 aprile distaccava le due squadre: la differenza la fece l'uomo nero Kalidou Koulibaly che fece riaffiorare tutte le paure dei bianconeri. Non a caso quella partita fu definita "il match della stagione".
Quest'anno i conti si fanno da subito, si è soltanto alla settimana giornata ma è già lotta aperta: la Juventus comanda con tre punti sopra al Napoli, proprio i tre punti che gli azzurri dovranno strappare domani alle 18.00 allo Juventus Stadium: oggi come allora.
Le cose sembrano non essere mai cambiate da quel 22 aprile, il destino è particolare e riprende da dove ci ha lasciati: da Torino.
Una partita che però vale molto più di tre punti: vale come al solito il riscatto, la consapevolezza di poter battere quelli che sembrano imbattibili da sette anni ormai. Inoltre significherebbe che il direttore d'orchestra è cambiato ma che la musica è sempre la stessa: la medesima armonia che continua a far danzare milioni e milioni di tifosi.
E' una sfida ancestrale, senza tempo, che esiste da sempre e che esisterà per sempre. Ma bisogna far attenzione, non si tratta solo di calcio, si tratta di vita: la Juventus ed il Napoli rappresentano due stili di vita diametralmente opposti.
JUVENTUS - I bianconeri prediligono il marketing, la disciplina, il lavoro duro, il cinismo e la cattiveria: juventini sono tutti coloro che nella vita hanno un obiettivo nella mente e non smetteranno fino a quando non ci riusciranno. Esattamente come recita il loro motto "fino alla fine", sono persone determinate a volte quasi spietate nel raggiungere quello che vogliono. Non ci sono scrupoli che tengano, nessuna mano che accarezza la coscienza per chi imposta la propria vita così: esiste soltanto un fine e bisogna perseguirlo, ci si fermerà soltanto quando si è arrivati. Nel frattempo però si continua ad investire ed investire (in tutti i sensi) su sé stessi e migliorarsi giorno dopo giorno, anche di un centimetro per poter arrivare alla perfezione assolutamente (che però non esiste).
NAPOLI - Poi ci sono i napoletani (non inteso soltanto come popolo), che sono il cosiddetto "genio e sregolatezza", nulla che s'addice di più ad un popolo che per tradizione è conosciuto per l'arte, la musica, l'amore, il teatro, le maschere. Non hanno nulla a che vedere con la disciplina, con l'allenamento, il metodo, la regola. I napoletani sono anche coloro dell'ultimo minuto, del ritardo cronico costante. Ma il tratto più caratteristico è il "sapersela cavare" e qui risulta doveroso far riferimento alla grandiosa pellicola italiana "Io speriamo che me la cavo" film diretto Lina Wertmüller e interpretato da Paolo Villaggio, basato sul libro di Marcello D'Orta. Perché i napoletani sono così, riescono sempre a cavarsela all'ultimo minuto, all'ultimo secondo, all'ultimo respiro e come? Trovando il colpo di genio, o meglio di reni, che risolve tutto il problema. Così come, il 22 aprile, non fu un colpo di genio, né di reni, ma di testa di una montagna chiamata K2 a permettere a tutti i tifosi di sognare ancora per un po'.
Ed allora sarà questo il match che saprà dire ancora molto, ma riuscirà ancora ad incantare tutti per lo scontro tra titani di due stili di vita e di calcio che non smetteranno mai di essere in competizione, in conflitto. Tra arte e disciplina, chi la spunterà?
Di Claudia Vivenzio
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