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Internapoli, il direttore sportivo: “I settori giovanili sono quelli più numerosi, ma vengono visti con fastidio. Il Napoli sta iniziando a lavorarci bene”

Redazione

Le parole del direttore sportivo dell'Internapoli, Giuseppe Matacena sui settori giovanili a Radio Crc

In diretta ad “Un Calcio Alla Radio” su Radio CRC Targato Italia, trasmissione condotta da Umberto Chiariello, è intervenuto l’ avvocato Giuseppe Matacena, direttore sportivo della scuola calcio Internapoli: “In realtà c’è da sottolineare che il settore giovanile scolastico, quello che risponde alla FIGC è forse la parte numericamente più grande di tutto il movimento, ma viene trattata quasi come un fastidio, come un qualcosa da dover per forza fare. Come può la scuola calcio introitare soldi? La federazione riconosce premi per il sostentamento di queste strutture. Infatti è esemplare anche il nome a cui si riferisce la normativa, cioè “Meccanismo di solidarietà”, proprio per sostenere queste società che sono il braccio povero del movimento e che, però, sono la fucina del calcio stesso. Quali premi? Ci sono alcuni premi come il “premio di preparazione” che è quello più solito e trova applicazione scarsa, quando in seguito ad un tesseramento per una società professionistica, vi sono delle indennità per le squadre che lo hanno formato. La cifra di questi premi è alta, ma non trova applicazione poiché prevede che le parti si accordino privatamente. Cosa serve al calcio giovanile? Se le plusvalenze sono l’essenza del calcio bisognerebbe investire nelle scuole calcio. In Campania la fucina di talento è illimitato, tanto che è definita dagli addetti ai lavori come il "Brasile d’Italia". Investendo illimitatamente in questo settore, la possibilità di plusvalenze è a sua volta illimitata. Perché i giovani italiani non crescono bene? Forse si punta più su altri fattori. I club hanno altre politiche aziendali. Gli allievi e i giovanissimi del Napoli al Kennedy? Si ci saranno. Anche se in maniera graduale, il Napoli sta iniziando a lavorare bene sul settore giovanile. Si è passati da una politica un po’ miope ad una politica aziendale più attenta sui giovani italiani e campani”.