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Durante un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, l'attaccante del Napoli, Lorenzo Insigne, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul rapporto con i tifosi.
"La zona dei Tribunali proprio non la conosco. Mi dispiace soprattutto per Carmine e Cristian, i miei figli. Non possono nemmeno giocare in strada come facevo io da piccolo, perché sono i figli di Insigne. Ma appena posso con Jenny li portiamo a mangiare una bella pizza al lungomare. Sappiamo che è così e ci siamo abituati. A me piace il contatto con la gente, Napoli ti abbraccia e ti avvolge.
Se non stai attento rischia di stritolarti per affetto.
Già, ma ho imparato a trovare l’equilibrio. So che a me la gente chiede sempre qualcosa in più. Prima ci restavo male, a volte, nella maturità l’ho tramutato in uno stimolo in più.
Come quel gesto «state zitti» sullo 0-1 al San Paolo con il Chievo, ribaltato in vittoria al tramonto della gara.
Lì c’era anche rabbia. Perché i tifosi hanno diritto di contestare, ma un attimo dopo il fischio finale. Perché non c’è squadra o sportivo che non avverta flessioni o difficoltà in una sfida. In
quel caso la reazione deve essere di gruppo, caratteriale. E avere la gente che ti sostiene è importante".
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