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Non chiamatela più pazza idea. Perchè nella testa di Roberto Mancini - uno che in quanto a piedi che cantano ha un orecchio assoluto - l'idea era venuta a galla già da qualche tempo, quelli che vengono definiti non sospetti. Lui è stato un numero 10 con i fiocchi, di quelli che con il pallone facevano cose fuori dal comune e pertanto il fiuto per il talento è parte integrante del suo Dna. Ecco perchè con Lorenzo Insigne ha sempre cullato un sogno: trapiantarlo dalla fascia e innestarlo nel centro. Come in botanica si fa con i fiori e d'altra parte il seme di Insigne sembra essere sbocciato.
LA TRASFORMAZIONE
Il giardino nel quale è avvenuta la fioritura, però, non è stato quello di Coverciano, così come il primo giardiniere a rendersi conto che il fiore era pronto per sbocciare non è stato Mancini. Qualche meridiano più a sud rispetto alla culla del calcio italiano, e più precisamente nel comune di Castel Volturno, il pollice verde di Carlo Ancelotti ha capito che quel talento purissimo in maglia numero 24 aveva tutti i crismi per sprigionare polline rigoglioso non più prima della linea di gesso che delimita il lato corto dell'area di rigore, ma anche al suo interno.
DI SOLE E D'AZZURRO
Al sole di Napoli, allora, Lorenzo Insigne ha capito che la sua posizione ideale non è più (solo) quella di esterno, ma anche di punta centrale. Una fortuna per il Napoli - al momento è lui il capocannoniere della squadra con 6 reti tra campionato e Champions - e a questo punto anche una manna per la Nazionale. Se Mancini ha avuto un problema nelle prime due gare ufficiali da ct, è stato quello del gol, perchè le sue bocche da fuoco designate hanno sparato a salve, una dopo l'altra. Balotelli, Belotti (non convocato per le partite di mercoledì 10 contro l'Ucraina e domenica 14 contro la Polonia: c'è il rientro di Giovinco, che gioca dal 2015 in Canada con la maglia del Toronto), Immobile e Zaza: un flop dopo l'altro. Mentre il Napoli veniva trascinato dalla verve di Insigne, l'Italia rimaneva ferma al palo. E allora Mancini ha iniziato a farci un pensierino.
ARMA A DOPPIO TAGLIO
Può fare da spalla a uno dei centroboa chiamati da Mancini (ai soliti noti si è aggiunto Cutrone e sono venuti meno Belotti e Balotelli) in un ipotetico 4-4-2, ma può diventare anche il terminale offensivo di un tridente del 4-3-3 vestendo i panni del falso nove. Questa ipotesi potrebbe essere percorribile se il ct decidesse di non voler rinunciare a tutta la carica di tecnica sopraffina che ha a disposizione. Immaginate un tridente con Bernardeschi a destra, Chiesa a sinistra e Insigne in mezzo. Sei piedi che se iniziano a girare come si deve sarebbero capaci di mandare ai matti i colossi polacchi che dalla loro dispongono solo di fisico imperiale e scarpini d'argilla. Il Mattino.
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