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Cari lettori di CalcioNapoli1926.it benvenuti nuovamente nella rubrica “THE WINNER IS”, quella che ha la scopo di decretare il “vincitore” della partita in base ad una serie di parametri molto variegati: quali l’intelligenza, la bravura, il carattere, la tecnica, l’etica ma ci sarà anche spazio, lì quando ci sarà poco da gioire, alla satira e all’ironia.
Il vincitore di questa settimana è al contempo anche il perdente perché le ombre sulla sua persona sono tante, troppe: si tratta di Lorenzo INSIGNE.
Il capitano di questo nuovo Napoli è riuscito ad imporsi ed a salvare letteralmente la faccia ad una squadra intera. Una squadra che è apparsa assolutamente opaca, demotivata, non cattiva. Un gruppo assolutamente inerme di fronte ad un Campionato che ormai sembra non aver più senso: gli stimoli non ci sono. Non c'è una motivazione per giocar bene, o almeno così gli uomini di Carlo Ancelotti sembrano far trasparire dalla loro mollezza, dalle gambe che cedono, dalla pochissima qualità che si intravede, dai passaggi elementari sbagliati.
Ma soltanto un uomo si è staccato dal coro, ed è proprio Lorenzo.
Lorenzo risponde alle infinite critiche piombate sulla sua persona con la sua specialità, il tiro a giro. Quello che prova da anni, quello che viene criticato perché: "Non ci riesce", "Ormai è scontato". Eppure è proprio grazie a quel tiro che Insigne evita una rovinosa caduta degli azzurri.
Il numero 24 è reduce da una settimana difficile: da un rigore sbagliato. Da un palo che risuona ancora nella sua testa: un incubo. L'ennesimo palo della sua carriera che gli dice di no. Ma questa volta è stato più pesante degli altri. Quel palo sinistro, sinistro con l'accezione che fa riferimento alla credenza antica che gli auspici provenienti dalla parte sinistra fossero di cattivo augurio, infausto, avverso. Allo stesso modo quel palo pesa come un macigno sulle spalle di Lorenzo che sa avrebbe potuto cambiare il volto di quel match che significava tanto per un popolo intero. Ma gli errori li fanno anche i campioni, a volte soprattutto loro. Come cantava qualcuno: "Non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore" ma da molto altro!
Lorenzo contro il Sassuolo aveva fame di dimostrare e così prende palla e risponde così: col suo tiro a giro. La sua esultanza è piccola, un cuore per la moglie e per la città abbozzato. Il suo volto è torvo. Qualcosa non va: non è felice. Eppure l'azzurro ha segnato proprio col suo marchio di fabbrica, salva un risultato pessimo e risolleva la squadra ma ciò non sembra bastare.
Sarà nel post partita che Insigne dirà la verità: è l'uomo che viene sempre criticato, colui che viene preso di mira. Colui che al primo errore viene messo in discussione. Lorenzo ne è consapevole ed è triste. E' infelice quando la sua città, il proprio popolo gli rema contro. Come se non bastassero già tutti i giornalisti pronti a metterti alla gogna al primo passo falso. Il capitano si sente messo in discussione anche da chi dovrebbe sostenerlo. Lorenzo si sente solo a volte. Eppure ammette di saperlo e di metterla tutta per impegnarsi nei momenti bui, nei periodi nefasti.
Lorenzo sa di avere una città sulle spalle. Cerca di lavarsi le colpe e le critiche come può ma spesso non basta. C'è sempre qualcuno pronto a metterti in discussione, sempre. Ma Lorenzo è consapevole di essere il capitano di una città che ci mette il cuore in tutto ciò che fa, esattamente come lui, e così le pretese e le aspettative sono tante.
Le responsabilità gravitano intorno alla testa del capitano come un cappio che spesso spinge troppo e non permette di respirare ma al contempo intorno a quella testa fluttua una corona scintillante e su misura per la testa di Lorenzo.
Bisogna soltanto farci le ossa, ma alla fine Napoli è così: tra cappio e corona.
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