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Insigne, dalle poche soluzioni alle mille sfumature: Ancelotti gli cambia ruolo e vita

Redazione

Insigne, dalle poche soluzioni alle mille sfumature: Ancelotti gli cambia ruolo e vita. Quando la vita di un calciatore cambia in base ai tecnici

Lorenzo Insigne: un nome che ogni tifoso azzurro conosce e che anche molti appassionati del mondo del calcio conoscono. Un ragazzo nato a Frattamaggiore il 4 giugno 1991, che probabilmente mai si sarebbe immaginato nella propria vita di diventare calciatore o forse sì ma mai probabilmente avrebbe immaginato di sedere sulla stessa panchina del famigerato Carlo Ancelotti: l'uomo che avrà visto tantissime volte in televisione sulle panchine dei top club.

Poi lo scugnizzo è cresciuto ed ha iniziato la sua carriera da professionista nel 2009, approda prima al Napoli: ma è ancora troppo acerbo e milita nella Cavese, poi al Foggia dove è preso sotto l'ala di Zeman, poi nel 2011-2012 è al Pescara e quella stagione gli ritaglierà un posto serio nel club dei suoi sogni.

Ancelotti sembra fare proprio la strada opposta, dopo gli anni d'oro sulla panchina del Milan dal 2001 al 2009, va in Inghilterra ad allenare il Chelsea per due anni. Poi è la volta di andare in Francia per la sedia del PSG, altri due anni mentre un certo Lorenzo continuava la sua ascesa. Nel 2013-2015 continua sulla super panchina del Real Madrid e poi arriva al Bayern Monaco. Panchine bollenti, a tratti pericoloso da cui però il tecnico di Reggiolo si è sempre distinto: ha vinto ovunque allenando campioni di tutto il mondo: Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania tutta l'Europa del calcio l'ha conosciuto ed amato, nessuno come lui.

Insigne ha il suo boom nei tre anni di Maurizio Sarri che lo forma, lo cresce e gli dà lo spazio che il numero 24 merita: è esterno sinistro in un consueto 4-3-3. E' però di solito sempre l'uomo in seconda linea, sempre quello che fa meno gol che rende protagonisti gli altri e mai sé stesso. Purtroppo con gli anni lo scugnizzo di Napoli lo conoscono un po' tutti ed anche le sue soluzioni diventano limitanti: le difese si chiudono e consapevoli che sia un destro sulla sinistra, sanno che dovrà portarsela sul suo piede. Di qui ci sono due soluzioni che lo marchiano: tiro a giro o cross lungo sul secondo palo per il suo "migliore amico" calcistico José Maria Callejon. Gli anni passano e queste due soluzioni iniziano ad andare strette, quando c'è velocità e brillantezza hanno sempre il loro effetto ma il napoletano spesso è frustrato perché chiuso subito oppure perché lo spagnolo è marcatissimo.

Poi arriva Ancelotti e decide di buttare all'aria tutto ciò che Lorenzo ha conosciuto fino a questo momento. Vede in lui il diamante della squadra, afferma che non c'è un solo fuoriclasse ma che sia tutto il gruppo a valere: ma è chiaro, è il suo pupillo. Emblematico è il bacio sulla fronte che re Carlo ha regalato soltanto ai maggiori campioni. Baci conservati, mai dati a caso, è un po' la nomina di prescelto. E' quasi come se fosse l'investitura.

Diventa un uomo di tutto campo: Insigne si trova ovunque in qualsiasi momento. Dall'inizio della stagione ha trovato 5 gol in Campionato ed 1 pesantissimo in Champions League contro il Liverpool al '90 che lascia ancora sognare il Napoli sulla piazza europea. Quel gol è l'emblema ormai della sua duttilità, mai abbiamo visto un Lorenzo rapace dell'aria di rigore: non l'abbiamo mai visto rubarsi gol, farli anche in modo sbilenco, sporchi, non esattamente eleganti come quei magnifici tiri a giro. Ma è più veloce, rapido, cattivo, freddo, cinico: ha il pallone e segna. Cambia sempre posizione, si diverte e fa divertire.

Il ragazzino di Frattamaggiore ritrova anche un rapporto idilliaco con i propri tifosi: tasto spesso dolente, ma come biasimarlo, è difficile essere napoletano e vestire la maglia azzurra. Tante, troppe aspettative sul pupillo di Napoli che ad oggi sembrano tutte possibili. Responsabilità che adesso, nonostante il metro e sessantatrè, siamo fatte su misura per le spalle piccole ma grandissime dello scugnizzo prescelto dal proprio popolo e dal proprio tecnico.

di Claudia Vivenzio

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