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Hirving Lozano, dall’origine del “Chucky” al terremoto che fece sobbalzare il Messico

Redazione

Le magie e gli scherzi di Hirving Lozano, che narrano il perché del soprannome Chucky

Mancano ormai pochi dettagli prima di formalizzare il passaggio di Hirving Lozano al Napoli, uno degli obiettivi più seguiti dagli azzurri in questa calda estate di calciomercato.

E se c’è un giocatore in grado di riaccendere i sogni dei partenopei, quello è proprio il messicano.

Già, perché un profilo come il suo sembra essere il tassello mancante che arriva proprio al momento giusto per far breccia nel cuore dei suoi nuovi tifosi. Mettendo da parte almeno per una volta la mistica che lega i giocatori sudamericani alla piazza di Napoli, ciò che risalta di più in Lozano è la smisurata passione che riesce a trasmettere sia dentro che fuori dal campo.

E non è un caso che il sui soprannome sia “Chucky”, celebre nome della bambola assassina protagonista dell’omonimo film. Le origini del suo nomignolo risalgono a quando militava tra le fila del Pachuca: già in Messico Lozano si divertiva a spaventare le difese con le sue giocate, trasformandosi in un vero incubo per tutti i suoi avversari. Ma neanche i suoi amici erano al sicuro, dato che, quando era soltanto un bambino, il piccolo Hirving si divertiva a organizzare scherzi a tutta la squadra, spesso facendo balzare i compagni nascondendosi sotto ai loro letti.

Ma, da buon protagonista di un film horror, il Chucky è riuscito a far sobbalzare una nazione intera quando, durante l’ultimo Mondiale giocato in Russia, con un suo gol alla Germania è stato capace di provocare una leggera scossa a Città del Messico, causata dall’esultanza forse un po’ troppo calorosa dei suoi concittadini.

Coincidenze? Forse sì, visto che anche Fuorigrotta nelle notti di Champions League è abituata a subire qualche piccolo terremoto fuori programma.

Le sue caratteristiche quindi sono quelle che meglio si sposano con l’attitudine calorosa e allegra dei napoletani, già pronti a entrare in simbiosi con quello che potrebbe diventare a breve uno dei nuovi idoli del San Paolo.

di Ada Cotugno

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